È arrivata la resa dei conti per il premier britannico, Boris Johnson, che oggi affronta a Westminster la votazione del nuovo accordo raggiunto in extremis con l'Ue sulla Brexit. È il 'super Saturday': non accadeva dal 1982 - all'epoca c'era la guerra nelle Falkland di Margaret Thatcher a tenere banco - che il Parlamento non si riuniva di sabato.
L'obiettivo del governo Tory resta quello di uscire il 31 ottobre ma il percorso continua a essere accidentato e malgrado le sbandierate dichiarazioni di fiducia, i numeri sono incerti. Secondo l'ultimo conteggio della Bbc, i favorevoli sono 302 (tra cui 272 Tory e 9 laburisti) e i contrari 301 (218 laburisti, insieme a Lib-Dem, scozzesi, Dup, altri indipendenti e partiti minori) con 36 indecisi: una lotta all'ultimo voto per conquistare i 320 necessari.
Contro l'accordo si sono già schierati il Dup, partito unionista nordirlandese (che era contrario al backstop e resta contrario anche al nuovo assetto raggiunto nell'intesa aggiornata), i nazionalisti scozzesi dell'Snp, i laburisti e i Lib-Dem.
Due i gruppi che potrebbero fare la differenza, in un senso o nell'altro: i cosiddetti 'Spartani', acerrimi Brexiteer che l'ultima volta bocciarono il piano di Theresa May, affossandola (alcuni hanno già detto che stavolta sosterranno il piano del premier); e i 'ribelli' dei Labour, pro-Leave, che malgrado le indicazioni del leader Jeremy Corbyn potrebbero decidere di appoggiare il nuovo accordo di BoJo. Tra questi, Caroline Flint, Stephen Kinnock e Melanie Onn.
A complicare la giornata ci sono gli emendamenti presentati, da quello che punta a legare l'accordo a un secondo referendum a quello che mira a mantenere in vita l'opzione no-deal anche dopo la fine del periodo di transizione. Ma soprattutto c'è l'emendamento firmato da Oliver Letwin, ex ribelle Tory espulso dal partito conservatore il mese scorso dopo aver votato contro il governo, insieme ad Hilary Benn e altri: questo richiede che la piena approvazione dell'accordo per la Brexit non avvenga fino a quando tutta la legislazione associata non sarà approvata, anche dopo il 31 ottobre.
Una mozione che punta a impedire ai falchi Brexiteer la possibilità di approvare l'accordo, rimuovendo quindi le condizioni per l'applicazione del Benn Act (la legge anti-no deal approvata il mese scorso), per poi bocciare la seguente legge sull'uscita dall'Ue, costringendo così il Paese a una Brexit il 31 ottobre senza accordo.
Dopo l'appello di ieri sera - "non esiste accordo migliore di quello raggiunto" - Johnson tornerà a rivolgersi ai parlamentari in un discorso previsto per le 9.30 (le 10.30 ora italiana), seguirà il dibattito mentre la votazione è attesa tra metà pomeriggio e la prima serata, tutto dipenderà da quali emendamenti lo speaker John Bercow ammetterà.