La Commissione parlamentare inglese su media digitali, cultura e sport boccia la Brexit. Il report, articolato su più di 150 contributi raccolti dall’autunno del 2016, rivela la “profonda preoccupazione dei rappresentanti delle industrie” dei settori turismo, tecnologia e industria creativa per gli effetti dell’uscita del Regno dall’Ue. Lo studio, in ogni caso, “non intende discutere se la Brexit porterà benefici o meno ma semplicemente far luce su preoccupazioni e opportunità che devono essere prese in considerazione durante i negoziati” e serve “a identificare i rischi che il governo britannico dovrà gestire dopo marzo 2019”.
Fuori dall’Europa
Venerdì 29 marzo del prossimo anno, tra quattordici mesi, il Regno Unito abbandonerà l’Unione Europea. Mentre i negoziati tra Londra e Bruxelles sono fermi al primo accordo dello scorso dicembre, la Commissione parlamentare inglese ha registrato “poco ottimismo da parte degli industriali per quanto riguarda l’impatto della Brexit sulle loro possibilità di assumere lavoratori, agire sui mercati europei e ottenere fondi”.
Il settore viaggi e turismo è il quarto più grande del Regno: vale più di 130 miliardi di sterline e impiega circa tre milioni di persone. Altri due milioni scarsi di lavoratori appartengono invece all’industria creativa, che vale 20 miliardi di sterline solo come esportazioni, e 1 milione e mezzo di persone è invece impiegato in aziende tecnologiche e digitali.
Il messaggio “travolgente” che emerge dallo studio è il desiderio di organizzazioni e imprese “di mantenere, dopo la Brexit, la libera circolazione delle persone, l’accesso ai fondi e ai mercati europei”. Per mantenere la “leadership globale – si legge – le industrie dei tre settori hanno bisogno dell’accesso alle competenze professionali”.
Niente più Internet gratis
“La fine dell’addebito per il roaming – cioè i costi per connettersi a Internet all’estero – è un beneficio significativo per gli utenti, ma la Brexit lo mette a rischio per i consumatori britannici”. Tra le 37 conclusioni a cui arriva la Commissione parlamentare britannica c’è anche un invito al governo ad affrontare la questione dell’utilizzo del telefono fuori dai confini nazionali.
Ma non solo: vengono messe in risalto anche le complicazioni relative al trasferimento dei dati tra Regno Unito e Unione Europea – una delle basi del “successo dell’economia digitale britannica” -, e allo sviluppo di norme adeguate alla protezione dei dati stessi. Le preoccupazioni riguardano inoltre la capacità di proteggere le aziende di design e moda che operano Oltremanica. “Perdere la protezione dell’Unregistered Community Design Right sarebbe un danno enorme, perché il sistema britannico da solo non basta” a garantire la competitività dei suoi prodotti.
Il lavoro prima di tutto
Ma il timore principale rimane la questione dei lavoratori. “Il governo dovrebbe rivedere il meccanismo dei visti extra Ue indipendentemente dalla Brexit”, avverte la Commissione. E, a livello più generale, la conclusione non lascia spazio a interpretazioni: “È imperativo che ogni analisi prenda in considerazione la domanda di lavoro e le necessità delle aziende e delle organizzazioni, dalle startup più piccole alle società internazionali. Le politiche non possono rivelarsi efficaci se il governo sottostima il numero di lavoratori che provengono dall’Unione Europea”.