Oltre ad azzerare la crescita economica per i prossimi due anni, una Brexit no-deal causerà un'impennata del debito pubblico britannico - che ammonterà al 90% del Pil - riportandolo al livello più alto degli ultimi 50 anni. Lo rivela uno studio dell'Istituto di studi fiscali (Ifs), sottolineando che anche un no-deal "relativamente benigno" avrà le stesse ripercussioni sulle finanze del Paese.
Il prezzo da pagare nei prossimi 2 anni per l'uscita dall'Unione europea senza accordo - mentre si avvicina la scadenza del 31 ottobre, che il premier Boris Johnson intende rispettare ad ogni costo - viene stimato dall'Ifs in un aumento del debito di 100 miliardi di sterline, come conseguenza diretta dei tagli previsti alle tasse, delle spese a sostegno dell'economia e dell'indebitamento.
Oggi il governo è alla deriva senza alcuna ancora fiscale. Tenuto conto del livello eccezionalmente alto di incertezza e dei rischi per l'economia e le finanze pubbliche, nel prossimo bilancio l'esecutivo non dovrebbe introdurre agevolazioni fiscali generalizzate ma optare per provvedimenti mirati e prudenti a favore di quei settori in grado di sostenere effettivamente l'economia" ha suggerito Paul Johnson, direttore dell'Ifs.
Nel preparare il primo bilancio, il Cancelliere dello Scacchiere, Sajid Javid, ha assicurato che ogni decisione verrà presa "in una prospettiva di sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche", per continuare a rispondere alle priorità dei cittadini nei settori della sanità, dell'istruzione e della sicurezza, "voltando pagina sull'austerità".
Ad ogni modo, in questo nuovo scenario, prevede l'Ifs, "il governo è destinato ad infrangere le proprie regole di spesa". Attualmente l'indebitamento annuo non puo' superare il 2% del reddito nazionale ma, in base alle proiezioni, balzerà al 2,3% del Pil, aumentando di almeno 50 miliardi l'anno prossimo.
Guardando agli ultimi anni, i danni all'economia britannica ci sono già stati. "Dal referendum sull'uscita dall'Ue nel 2016, l'economia ha perso circa 60 miliardi di sterline. Gli investimenti si sono ridotti di più del 20% rispetto alle previsioni, con ripercussioni sulla produttività e la crescita dei salari" ha riferito Christian Schulz, capo economista alla Citibank, che ha collaborato al rapporto dell'Ifs.
Se un ulteriore ritardo nella Brexit causerebbe maggiore incertezza - bloccando investimenti e crescita a circa 1% annuo - una Brexit con accordo consentirebbe di raggiungere l'1,5%. "Anche con stimoli sostanziali, un no-deal potrebbe significare crescita zero per i due prossimi anni. Invece rimanere nell'Ue sarebbe lo scenario migliore a breve termine", ha evidenziato Schulz.
Numeri alla mano quindi, ad oggi, secondo il think tank, il costo che dovrebbero sopportare i contribuenti si avvicina di piu' al manifesto stilato nel 2017 dai Laburisti rispetto ai piani elaborati dai Conservatori.