Dopo l'accordo tecnico raggiuntoi ieri tra Londra e Bruxelles, oggi entra nel vivo la fase finale della Brexit, da concludere entro il termine prestabilito del 29 marzo 2019, giorno in cui la Gran Bretagna uscirà comunque formalmente dall'Unione europea. Un processo complesso e ancora tutto in salita, che ancora non esclude il 'no deal', il mancato accordo, uno scenario carico di incognite e pesanti ripercussioni non solo sui britannici.
May riunisce il governo
Nel pomeriggio, in un consiglio dei ministri straordinari, la premier Theresa May presenta la bozza dell'accordo tecnico raggiunto con l'Ue per ottenere il consenso del suo esecutivo. May deve cercare di convincere i ministri scettici, alcuni dei quali, in segno di protesta, potrebbero presentare le dimissioni, a titolo individuale. Sembra da escludere invece un ammutinamento generale - come auspicato dall'ex titolare degli Esteri, Boris Johnson - in quanto i conservatori presumibilmente cercheranno di salvare il governo, evitando di farlo precipitare in una crisi e scongiurando così il rischio di elezioni anticipate e una vittoria dei laburisti di Jeremy Corbyn. Un fronte comune dunque per evitare il peggio, ma non per questo convinti che l'accordo raggiunto sia quello migliore per il Paese.
May stamane ha continuato a incontrare i ministri, uno ad uno: stamane, il 'numero due', David Lidington; il responsabile del Foreign Office, Jeremy Hunt; quello della cultura, Jeremy Wright, tra gli altri. Aveva già visto lunedi' sera, il ministro dell'Economia, Philip Hammond; il titolare del commercio internazionale, Liam Fox; il ministro del Tesoro, Elizabeth Truss, e la leader dei 'tory' alla camera dei Comuni, Andrea Leadso. secondo Downing Street, tutti i membri dell'esecutivo hanno già avuto accesso alla bozza, di circa 500 pagine, e si incontreranno a partire dalle 15:00 ira italiana, dopo la consueta seduta settimanale di 'question time', della premier, alla Camera dei Comuni.
Il Consiglio Europeo straordinario
Dopo il probabile sigillo del governo britannico, l'accordo tecnico sulla Brexit tra Londra e Bruxelles dovrà passare al vaglio di un vertice europeo straordinario, presumibilmente convocato per il 24 e il 25 novembre. Lo step potrebbe incontrare qualche intoppo, in primis la voce critica degli irlandesi, che hanno già chiesto di cambiare nel testo le clausole speciali riguardanti l'Irlanda de Nord - in particolare quelle su nuove barriere commerciali con la Gran Bretagna - per non minare l'integrità costituzionale ed economica del Regno Unito.
Il voto a Westminster
Al momento, lo scoglio più grande da superare è il voto del Parlamento britannico, che potrebbe essere inserito in agenda già la prima settimana di dicembre. A Westminster, per ora, la May non ha i numeri per far passare l'accordo. Oltre al voto contrario di tutti gli euroscettici, deve fare i conti anche con la valutazione critica del Dup, il partito unionista nordirlandese, che rischia di non appoggiare l'intesa nella sua versione attuale. Facendo ancora una volta leva sullo spauracchio del 'no deal', la premier conservatrice potrebbe ottenere il sostegno di alcuni laburisti dissidenti, ma il passaggio in Parlamento appare davvero difficile. Non a caso i leader di opposizione hanno già chiesto con una lettera aperta che il voto del Parlamento sull'accordo per la Brexit possa essere "autenticamente significativo", con la possibilità anche di votare su singoli emendamenti. La lettera aperta, indirizzata alla May, è stata firmata da Jeremy Corbyn (laburisti), Ian Blackford (Scottish National party), Liz Saville Roberts (i gallesi di Plaid Cymru) e Vince Cable (liberaldemocratici). Se l'accordo venisse bocciato da Westminster, oltre alla strada del 'no deal' si aprirebbe anche quella del 'no Brexit', verso la convocazione di un secondo referendum.
Il voto a Strasburgo
Se in qualche modo lo scoglio del Parlamento britannico venisse superato, l'ultima tappa del percorso sarà il voto del Parlamento europeo, magari anche all'inizio del 2019. Da quel punto, la strada sarebbe finalmente in discesa.
La transizione
Dalle 23 del 29 marzo 2019 Londra lascerà ufficialmente l'Unione Europea, in ogni caso, anche senza accordo. A quel punto prenderà il via una fase di transizione, fino al 31 dicembre 2020, durante la quale Londra continuerà ad applicare e a beneficiare di tutte le norme dell'Ue, ma senza partecipare al processo decisionale. In attesa di aprire altri negoziati per stabilire la relazione futura e definitiva tra Londra e l'Unione europea.