Parola di Boris Johnson: "Abbiamo bisogno di fare la Brexit. Se Jeremy Corbyn non è in grado di rispondere se voterà a favore della Brexit oppure no, e neanche se vuole un accordo con lo Scottish national party oppure no, allora non è in grado di governare".
Partito con una vigorosa stretta di mano all'insegna del 'fair play', il primo dibattito tv della campagna elettorale tra il premier britannico Boris Johnson e il leader laburista Jeremy Corbyn - andato in onda sull'emittente Itv in vista delle elezioni anticipate del 12 dicembre - pur condotto al ritmo di continui scambi di battute e attacchi, si è concluso in sostanziale parità.
Almeno a giudicare dallo 'snap poll', il sondaggio-lampo realizzato da YouGov e pubblicato dal Guardian pochi minuti dopo la conclusione del confronto tra i due principali antagonisti della politica britannica: 51% a favore di Johnson, 49% a favore di Corbyn.
The election debate: who came out on top? | The panel https://t.co/jmYubiCNAT
— The Guardian (@guardian) November 19, 2019
Il tema principe: la Brexit
Così, mentre Johnson continuava a ripetere la promessa che la Brexit, dopo tanti rinvii, sarà effettiva a partire dal 31 gennaio e promettere che una volta messa definitivamente in atto l'uscita del Regno Unito dall'Ue "finalmente permetteremo al Parlamento di occuparsi di altre cose", Corbyn ribadiva il proprio piano consistente di negoziare un nuovo accordo con l'Unione europea e di presentare questo alla popolazione tramite un nuovo referendum che abbia anche l'opzione di restare nella Ue. "Voi offrite ai britannici solo tentennamenti e rinvii", ha contrattaccato il premier e capo dei Tory.
Accusa alla quale il leader del Labour ha risposto affermando che Johnson intenda sacrificare il servizio sanitario pubblico britannico (Nhs) ad un accordo commerciale con gli Usa, "che ci metterete almeno sette anni a fare". Non solo: "È puro nonsense", ha incalzato Corbyn, "affermare che "riuscirete a rispettare la scadenza il 31 gennaio 2020".
Insomma, pur senza ricorrere a colpi bassi, gli attacchi non sono mancati. "Il governo a guida Tory sta fallendo", è partito a testa bassa il capo dell'opposizione, promettendo che "il Labour governerà per molti, non per pochi. Questa elezione darà una reale possibilità di scelta sul futuro". A suo dire, è grazie ai laburisti che "avremo una Brexit determinata dando alla gente l'ultima parola".
Di contro Johnson ha ribadito il proprio argomento principe di questa campagna: "C'è solo un motivo per andare al voto - ha scandito il premier - ed è quello di rimuovere lo stallo che c'è al Parlamento, realizzare la Brexit e liberare il potenziale di questo Paese".
In altre parole, BoJo chiede il mandato degli elettori per mettere a segno l'uscita dall'Ue e con essa avviare la svolta dopo anni di stallo. Un momento di difficoltà il premier lo ha avuto quando è stato più o meno obbligato a dire che "preservare l'Unione britannica è più importante che realizzare la Brexit": è sempre il Guardian a sottolineare che si tratta di un'affermazione "notevole, perché molti sondaggi mostrano che per molti elettori Tory favorevoli al Leave, la Brexit è più importante dell'Unione".
Al che BoJo ha cercato di tornare in attacco, tornando a rinfacciare al Labour l'idea di tirare in ballo un nuovo referendum e preveggendo che "quella tra il Labour e l'Snp (Scottish national party) sarebbe una coalizione caotica". Immediata la replica del capo laburista, accolta dagli applausi del pubblico presente: "Già da anni abbiamo una coalizione caotica".
Austerità, antisemitismo e capitalismo
Per il resto, gli spettatori britannici hanno assistito allo scontro tra due opposte visioni del mondo, capitalismo e austerity compresi. "Noi metteremo fine all'austerita'. Voglio essere assolutamente chiaro su questo", ha tuonato il leader laburista, aggiungendo che "siamo una società di miliardari e di persone molto povere: e nessuna delle due cose e' giusta".
A detta di Corbyn, "abbiamo avuto un decennio di austerità, ma ritengo che queste elezioni saranno un punto di svolta per quello che riguarda il modo di affrontare l'economia. Dobbiamo cambiare i livelli di povertà".
Ovviamente opposta la visione del premier conservatore: "Noi vogliamo un'economia dinamica", esclama BoJo. Il quale non ha dubbi: "Corbyn vuole rovesciare il capitalismo. Ma questo sarebbe disastroso". Per il premier "la questione è come si maneggia la finanza pubblica. Noi abbiamo accantonato un taglio all'imposta sulle società risparmiando 6 miliardi di sterline per i servizi pubblici".
Il leader laburista, da parte sua, è sembrato alle strette quando gli èp stata posta una domanda sulle accuse di antisemitismo che hanno investito il Labour: "L'antisemitismo è un flagello. Ho compiuto dei passi per affrontare il tema, comprendo la storia disperata di questa vicenda", ha scandito il leader dell'opposizione. Johnson ha reagito all'affermazione dichiarando di essere "rimasto a bocca aperta" ascoltando le sue parole.
Quello andato in onda in diretta sull'emittente Itv e moderato dalla giornalista Julita Etchingham non solo è stato il primo dibattito in vista delle elezioni del prossimo 12 dicembre, ma è il primo duello della storia britannica in cui si siano affrontati esclusivamente il primo ministro e il leader dell'opposizione. Prossimo appuntamento al 6 dicembre: a meno di una settimana dal voto le spade torneranno a incrociarsi.