Il Parlamento britannico, e chi ne sostiene le ragioni contro quelle della piazza invocata da Boris Johnson (BoJo), ha segnato due punti nella battaglia politica e legale sulla Brexit: la Court of Session di Edimburgo, il tribunale d'appello in Scozia, ha ritenuto illegittima la sospensione delle Camere fino al 14 ottobre, a sole due settimane dall'uscita del paese dalla Ue; e l'esecutivo ha dovuto, ubbidendo a quanto deciso da Westminster, rendere noti i contenuti dell'operazione Yellowhammer, che riguarda le conseguenze immediate di una Brexit senza accordo e indica scenari di un paese in guerra, con carenze nelle scorte di cibo e medicine.
La questione scozzese
Tre giudici della Inner House (sezione interna) del tribunale hanno ribaltato la sentenza emessa la settimana scorsa dal collega Lord Doherty, secondo cui sono i politici e non i tribunali a dover decidere sulla sospensione del Parlamento. Ora il governo Johnson intende presentare appello alla Corte Suprema, il più alto tribunale del Regno Unito, che ha già fatto sapere che esaminerà il caso il 17 settembre. Nello stesso giorno è fissato anche l'esame del ricorso contro la sentenza dell'Alta corte di Londra, che venerdì si era pronunciata a favore del premier respingendo un ricorso simile a quello presentato in Scozia.
"Chiediamo che il Parlamento venga riconvocato immediatamente", ha dichiarato la deputata dello Scottish National Party, Joanna Cherry, tra i promotori del ricorso, ma per Downing Street ciò è escluso: "Il governo deve portare avanti una forte agenda domestica e legislativa", ha affermato un portavoce, "sospendere il Parlamento è il modo legale e necessario per farlo. Vi sono - ha aggiunto - ora verdetti contrastanti nei tribunali inglese e scozzese e la questione verrà esaminata dalla Corte Suprema la prossima settimana".
Le divisioni dell'opposizione
Il vantaggio principale di Johnson nella partita interna è dato dal fatto che l'opposizione è divisa: il fronte compatto schierato dal leader Jeremy Corbyn, contro il no deal del premier, scricchiola quando si tratta di parlare di scenari futuri. Tom Watson, il numero due dei laburisti, si è detto a favore di un secondo referendum prima di andare a elezioni anticipate, schierandosi apertamente per il 'Remain'. Una posizione indigesta per Corbyn, che sul referendum non si è mai sbilanciato, tanto da essere stato accusato di avere una posizione vaga in merito.
In un discorso a Brighton, Corbyn ha confermato che il futuro governo laburista terrà un nuovo referendum - in ballo le due opzioni, 'Remain e una "credibile" Leave - ma senza indicare quale sosterrà. Il leader laburista, al contrario di una parte del partito, non ha mai cercato con fermezza di riportare i concittadini al voto sul tema dell'uscita dalla Ue, e preferisce spingere per elezioni anticipate non appena sarà archiviata il minacciato no-deal il 31 ottobre.
Ipotesi dimissioni e sondaggi favorevoli
I Tory continuano a mantenere, nei sondaggi, un ampio margine di vantaggio sull'opposizione laburista nel Regno Unito. Secondo un sondaggio online di Kantar, il partito del premier Boris Johnson ha il sostegno del 38% degli elettori, contro il 24% del Labour, ma entrambi perdono consensi. La crisi rischia di coinvolgere Buckingham Palace. Secondo Dominic Grieve, ex procuratore generale e deputato Tory, espulso dal partito per aver votato contro il governo la settimana scorsa, l'inquilino di Downing Street dovrebbe dimettersi se si accertasse che abbia mentito alla monarca.
"Se il governo avesse indotto in errore la regina sulle ragioni della sospensione del Parlamento, sarebbe davvero una questione molto seria. A mio avviso, sarebbe il momento per Johnson di dimettersi e molto rapidamente", ha affermato alla Bbc. Dello stesso avviso il numero due dei Lib-Dem, Ed Davey, convinto che la questione "potrebbe benissimo" costringere Johnson a lasciare l'incarico.
"I motivi che sono stati indicati per la sospensione sono stati assolutamente coerenti" e cioè la necessità di presentare "un programma legislativo", ha reagito Downing Street. Non ha tuttavia indicato cosa è stato detto dal premier a Elisabetta II e non ha smentito direttamente che l'accusa di averla ingannata sia falsa. L'Europa spera ancora in un accordo, ma si prepara a quella che Angela Merkel ha definito una Brexit "disordinata".
Operazione Yellowhammer
Il Parlamento europeo è pronto a approvare una terza proroga della Brexit, spostando la data di uscita oltre il 31 ottobre, ma a condizione che il governo britannico fornisca ragioni concrete e continui a partecipare alle istituzioni dell'Ue compresa la nomina di un commissario europeo.
Il governo di Londra, costretto da una legge approvata dalla Camera dei Comuni, ha pubblicato il rapporto relativo all'operazione Yellowhammer - finora secretata - sugli effetti immediati della Brexit senza accordo. Nel documento di sei pagine emerge che la Gran Bretagna avrà seri problemi nella fornitura di emergenza elettrica, con notevole aumento dei prezzi, così come importanti ritardi nei controlli alla frontiera della Manica con la Francia.
Nei primi giorni dopo il divorzio, in programma il 31 ottobre, vi saranno carenze di scorte di cibo e medicine con "prolungati ritardi nelle forniture". I camion con le merci potrebbero subire ritardi fino a due giorni e mezzo per i contri alla Manica. Così come i traghetti potrebbero subire ritardi notevoli e ci vorranno fino a 3 mesi per tornare alla normalità. Le forniture di alcuni alimenti freschi diminuiranno, mentre aumenteranno i prezzi. Verrà interrotta la condivisione dei dati delle forze dell'ordine tra Regno Unito e Ue. Nel documento è stato oscurato il paragrafo 15 e ora molti cittadini, e membri dell'opposizione, chiedono che cosa contenga.