Londra - La candidatura a sorpresa di Michael Gove alla successione del premier conservatore, David Cameron, ha anticipato di poco l'ancor piu' sorprendente annuncio di Boris Johnson che, dopo essere stato la voce del 'Leave', ha rinunciato a scendere in campo per la guida del Paese. Presentandosi stamane, il ministro della Giustizia ha spiegato di essere arrivato a questa decisione con riluttanza, ma di non poter fare altrimenti. E' il secondo "tradimento" eccellente perpetrato da Gove nel giro di poco: il primo a subire il voltafaccia e' stato il suo amico e leader di partito Cameron. Quella che Gove all'epoca defini' "la piu' difficile decisione della mia vita politica", sanci' il divorzio tra i due amici e compagni di partito di fronte al referendum sulla Brexit. Il ministro della Giustizia, infatti, si schiero' per il 'Leave'. A distanza di qualche mese, stavolta ne fa le spese l'ex sindaco di Londra giudicato inadatto da Gove a diventare premier. "Con riluttanza, sono arrivato alla conclusione che Boris non abbia la capacita' di fornire una leadership o costruire la squadra per il compito che abbiamo di fronte - ha sottolineato - Ho deciso quindi di avanzare la mia candidatura per la leadership". Dal suo entourage e' stato messo l'accento sulle carenze organizzative e di struttura riscontrate nel campo di Johnson, piu' che su differenze ideologiche.
Il no di Johnson e Gove-Bruto, dramma in stile Shakespeare fra i Tory
Gia' ieri, c'era stata un'imbarazzante fuga di notizie con la moglie di Gove come protagonista. Sarah Vine, editorialista del Daily Mail, aveva inavvertitamente resa pubblica una mail in cui esortava il marito ad avere "specifiche rassicurazioni da Boris altrimenti non puoi garantirgli il tuo sostegno". Inoltre, nella mail, la Vine sosteneva che l'ex primo cittadino della capitale britannica non aveva necessariamente il sostegno del partito, di Paul Dacre, direttore del Daily Mail, ne' di Rupert Murdoch. Tra la sopresa generale, quindi, Johnson, per mesi voce della Brexit, dato per certo come sfidante per la guida del partito e del Paese, ha fatto marcia indietro. In conferenza stampa, l'ex sindaco ha presentato l'agenda che il nuovo premier dovra' perseguire. Ma, ha concluso, "dopo aver consultato i miei colleghi e considerato le circostanze in Parlamento, sono arrivato alla conclusione che questa persona non possa essere io". "Il mio ruolo - ha aggiunto - sara' di fornire tutto il sostegno possibile alla prossima amministrazione conservatrice".
In lizza restano in cinque: insieme a Gove, il ministro dell'Interno Theresa May, la collega all'Energia, Andrea Leadsom, l'ex ministro della Difesa, Liam Fox, e il collega al Lavoro, Stephen Crabb. Il nuovo premier britannico si conoscera' il 9 settembre quando 150mila membri del partito conservatore dovranno scegliere tra i due finalisti designati dai deputati Tory. (AGI)