Roma - "Bisogna evitare che questa crisi provocata dal voto britannico si trasformi in una recessione europea o addirittura globale. Purtroppo le possibilità che questo accada ci sono. Dobbiamo, tutti, impedire che succeda". Lo afferma in una intervista sul quotidiano 'La Repubblica', il presidente dell'Eni, Emma Marcegaglia. Marcegaglia, che è anche il presidente di Business Europe, l'associazione delle Confindustrie di tutta Europa spiega che "il suo è una sorta di appello a fare presto, a voltare pagina per riportare certezza sui mercati e sull'economia reale.
"Poi servono più investimenti, pubblici e privati per ridare un senso al progetto europeo", aggiunge. Quanto alle possibili conseguenze per le imprese dopo l'uscita della Gran Bretagna dall'Europa "siamo entrati di nuovo in una situazione di incertezza. E in questa condizione realisticamente resteremo per un po'. Un tempo in cui si ridurranno gli investimenti - prosegue - caleranno gli scambi commerciali, sarà più difficile l'accesso al credito, con il rischio concreto che si blocchi la crescita dell'economia. Penso che l'impatto sulla Gran Bretagna sara' piu' acuto rispetto a quello che subirà il resto dell'Europa". Circa invece l'effetto che produrrà sulle le imprese italiane la svalutazione della sterlina "l'impatto ci sarà anche se lo scambio commerciale con il Regno Unito è pari a 22 miliardi di euro e rappresenta solo il 5,5 per cento delle nostre esportazioni. In ogni caso la svalutazione della sterlina renderà più difficili le esportazioni italiane in quel Paese. Comunque la Gran Bretagna non è più un'economia manifatturiera e sarà costretta a continuare ad importare merci. Ciò che conta ora è la velocita' delle decisioni. Bisogna fare presto, aprire subito i negoziati per l'uscita dall'Unione europea. Non possiamo attendere il congresso dei conservatori britannici ". Quanto invece alle possibili conseguenze per le attivita' dell'Eni "Noi abbiamo una presenza in Gran Bretagna. Stimiamo una perdita marginale di quale milione. Dobbiamo però guardare con attenzione a cosa accadrà sul mercati petroliferi".
Quanto all'ipotesi di una nuova caduta del prezzo del petrolio "per ora nessuno, e neanche l'Eni, ipotizza uno scenario di questo tipo. Non c'è alcuna modifica delle aspettative. Ma certo la speculazione finanziaria e la frenata dell'economia reale possono cambiare le previsioni". Per Marcegaglia, "serve un'Europa più forte, una maggiore integrazione. E' il progetto europeo, dunque, che deva cambiare. Non si può non vedere che l'Europa stenta a dare risposte efficaci al dramma della disoccupazione, al progressivo impoverimento della classe media, all'esplosione delle diseguaglianze. Chi sta indietro si sente escluso e con il suo voto dimostra il malcontento".
"La crisi è stata devastante. Otto anni di recessione sono tantissimi. L'Italia è ben lontana dalle condizioni pre-crisi, ma il disagio dei ceti medi riguarda anche i paesi che hanno recuperato. Le politiche di austerità pesano fino ad un certo punto. E' un fenomeno mondiale che spiega anche il voto a Donald Trump negli Stati Uniti, paese che non ha affatto adottato politiche restrittive. In tutto questo conta anche la rivoluzione digitale che cancella i vecchi posti di lavoro, ne crea di nuovi ma esclude tutti coloro che non sono in condizioni di salire sul nuovo treno. Dalla crisi di Brexit bisogna trovare lo slancio, da una parte, per una maggiore integrazione, dall'altra, per lanciare una politica di investimenti, pubblici e privati. Ma l'Europa deve anche abbandonare un approccio iper regolatorio che finisce per bloccare la crescita". (AGI)