Un vasto incendio ha devastato il Museo nazionale di Rio de Janeiro che ospita oltre 20 milioni di reperti dell'epoca imperiale brasiliana. Le fiamme sono divampate nella struttura, che a giugno ha celebrato i suoi 200 anni, ieri alle 19.30 (ora locale, 23.30 in Italia) quando era già chiusa al pubblico. Alle 5 del mattino i vigili del fuoco erano ancora al lavoro per domare il rogo.
L'ex direttore del Museo Nazionale di Rio de Janeiro, Josè Perez Pombal, che si è recato sul posto, ha dichiarato che "non resterà nulla". "Non ci sarà più niente, le fiamme sono così alte e il fuoco è ovunque, il palazzo brucerà tutto e anche le collezioni, le mummie, tutto", ha affermato. "È finita, non so se l'istituzione continuerà ad esistere dopo", ha aggiunto. Il vice direttore dell'istituto, Luis Fernando Duarte, ha accusato lo Stato di "mancanza di sostegno" che ha portato alla "tragica situazione".
Da parte sua, il presidente del Brasile, Michel Temer, l'ha definita "una tragica giornata per la museologia" nel Paese. "Incalcolabile per il Brasile la perdita della collezione del Museo Nazionale", percé "sono stati persi" duecento anni di lavoro, ricerca e conoscenza", ha affermato Temer in una nota. "È un giorno triste per tutti i brasiliani", ha aggiunto. Anche il ministro della Cultura, Sèrgio Sà Leitao, ha dichiarato che è un giorno di lutto e che la situazione è deplorevole, ma ha osservato anche che è una conseguenza di "anni di negligenza".
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— Tgcom24 (@MediasetTgcom24) 3 settembre 2018
Il Museo nazionale di Rio de Janeiro, inaugurato dal re Juan VI del Portogallo il 6 giugno 1818, è considerato il quinto più grande al mondo per la collezione esposta. Tra i suoi 20 milioni di pezzi, tra cui fossili animali imbalsamati, utensili indigeni e mummie, c'è anche il cranio di Luzia, una donna che ha vissuto nell'attuale territorio brasiliano 11.500 anni. Si tratta del fossile più antico dell'America Latina oltre che di uno dei più importanti reperti archeologici del continente. I resti ossei, rinvenuti nel 1974 a Lagoa Santa, appartengono ad una donna morta all'età di 20-25 anni, e che fu una delle prime abitanti del Brasile e la ricostituzione del suo volto ha rivelato tratti somatici simii ai neri africani e agli aborigeni australiani.