Boris Johnson ha il vento in poppa: il premier britannico, forte di una maggioranza record in Parlamento, figlia della schiacciante vittoria elettorale, si è subito fatto sentire con Bruxelles. Subito dopo il trionfo di giovedì scorso, ha manifestato l'intenzione di portare a termine la Brexit il 31 gennaio senza se e senza ma, per portare a compimento la volontà espressa dal popolo britannico e disattesa a più di tre anni e mezzo dal referendum.
Oggi Johnson ha fatto trapelare che intende vietare legalmente qualsiasi estensione oltre il 2020 del periodo di transizione, che seguirà la Brexit. Il governo conservatore aggiungerà una nuova clausola al disegno di legge sull'uscita del Regno Unito dalla Ue (il Withdrawal Agreement Bill), che renderà illegale per il Parlamento estendere il processo della Brexit oltre la fine del prossimo anno.
Attualmente, il periodo di transizione - che si conclude a dicembre 2020 - può essere esteso, previo accordo reciproco, per ad altri due anni, per evitare un'uscita caotica della Gran Bretagna, in caso Bruxelles e Londra non trovassero un'intesa sui rapporti commerciali futuri. Un Withdrawal Agreement Bill emendato, invece, escluderà invece del tutto qualsiasi proroga, facendo aumentare i timori mai sopiti di una 'hard Brexit'.
Anche il fallimento della Cop 25, sottolinea il Financial Time, può trasformarsi in un assist per il premier britannico, che ha l'opportunità, alla fine dell'anno prossimo, mentre si conclude il periodo di transizione post Brexit, di produrre ogni sforzo diplomatico e centrare un successo nella prossima conferenza sul clima, in programma a Glasgow, che sarà quindi il primo palcoscenico internazionale per la 'nuova' Londra dopo l'uscita dal consesso europeo.
Intenzionato a sfruttare fino in fondo il suo momento magico, Johnson, nella prima riunione del suo governo, ha chiesto ai ministri di rispettare le priorità e "le promesse elettorali", lavorando sull'agenda sociale, il miglioramento delle infrastrutture, l'istruzione e il servizio sanitario nazionale.
Presentandosi poi alla Camera dei Comuni, dove Lindsay Hoyle è stato rieletto speaker, il premier ha sostenuto che il nuovo Parlamento "è un grande miglioramento rispetto al suo predecessore", con un gran numero di deputati donne e in rappresentanza delle minoranze etniche, una Westminister "largamente più democratica", ha esultato.
Secondo notizie di stampa, nè il premier nè i suoi ministri andranno all'annuale appuntamento del Forum economico di Davos, in programma dal 21 al 25 gennaio in Svizzera. All'origine della decisione, la volontà del governo di concentrarsi sulla Brexit imminente, e non quella di lanciare un messaggio populista contro un tradizionale appuntamento delle elite globali finanziarie.
Quanto alle minacce della premier scozzese Sturgeon, che ha annunciato entro la fine della settimana la presentazione della richiesta formale di un nuovo referendum sull'indipendenza, Johnson ha esortato i parlamentari a "difendere, educatamente e rispettosamente, l'unione" del Regno Unito contro "gli appelli di coloro che vogliono disgregarlo".