Nuovo schiaffo al premier britannico Boris Johnson da parte della Camera dei Comuni che ha bocciato la mozione per la convocazione di elezioni anticipate nel Regno Unito il 15 ottobre. "Non importa quali strumenti inventerà questo Parlamento per legarmi le mani, andrò al cruciale summit del prossimo 17 ottobre cercando di trovare un accordo. Questo governo non intende rinviare ulteriormente la Brexit", ha tuonato Johnson incassando la sconfitta, a poche ore dall'entrata in vigore della legge che gli impone di chiedere a Bruxelles un rinvio di tre mesi, rispetto alla scadenza del 31 ottobre, per l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea a meno che non riesca a stringere un'intesa di divorzio.
E con il futuro della Brexit nel limbo, il Parlamento britannico è stato chiuso fino al prossimo 14 ottobre mentre lo Speaker John Bercow ha annunciato le dimissioni, per protesta contro il primo ministro. La Camera dei Comuni ha bocciato la mozione sulle elezioni anticipate con 293 voti a favore, 46 contrari e un'astensione di massa.
Il quorum necessario sarebbe stato dei due terzi ma gli oppositori, Labour in testa, hanno confermato il no, chiedendo al premier Tory d'assicurare prima che il 31 ottobre non vi sia una Brexit senza accordo, nel rispetto della legge a favore del rinvio che ha ottenuto il benestare della regina Elisabetta.
"Non siamo pronti ad infliggere il rischio di un disastro con il no deal alle nostre comunità", ha spiegato il leader del Labour Party, Jeremy Corbyn. "Le opposizioni pensano di capire le cose meglio del popolo, credono di poter rinviare la Brexit senza chiedere al popolo britannico di dire la sua con un'elezione ma non potranno nascondersi per sempre, arriverà il momento in cui il popolo potrà esprimere il suo verdetto", è stata la reazione del premier al voto del Parlamento, accusando i laburisti di avere "paura" del voto.
Lo Speaker della Camera Bercow, annunciando le dimissioni, ha esortato il governo a non "degradare" il Parlamento. Durante la cerimonia di chiusura per cinque settimana di Westminster, denominata 'prorogation', i parlamentari dell'opposizione urlavano "vergogna" e mostravano cartelli con la scritta "silenziati". "Questa non è una normale 'prorogation', è una delle più lunghe da decenni e manifesta non solo il pensiero di alcuni colleghi ma di un gran numero di persone fuori", ha osservato Bercow definendo la chiusura il frutto di "un editto esecutivo".