Questo secolo non ha conosciuto test nucleari al di fuori di quelli della Corea del Nord. Sei in tutto, di cui l’ultimo il 2 settembre. E così, se da una parte Pyongyang si rallegra del risultato raccolto con la deflagrazione di una bomba a idrogeno da 100 chilotoni che ha scatenato le ire di Cina, Giappone e Stati Uniti, dall’altra ci si interroga su quali conseguenze può avere un’escalation nello scenario asiatico.
La bomba a idrogeno, parente della bomba atomica, usa il principio della fusione per raggiungere il suo scopo. E quella nordcoreana è tanto piccola da poter armare un missile balistico intercontinentale, ma sufficientemente potente da sprigionare un’energia sei volte superiore a quella della bomba su Nagasaki, fa sapere la televisione di Stato di Pyongyang. In parole povere, è pronta per essere impiegata in scenari reali.
Per determinare quali conseguenze potrebbe avere l’utilizzo di una simile arma comunque è necessario conoscere, oltre alla potenza, anche la gittata. Come riportato da Al Jazeera, i missili intercontinentali di Kim Jong-un sarebbero in grado, secondo gli analisti, di “colpire una vasta porzione degli Stati Uniti, comprese Los Angeles e Chicago”. Le conseguenze di un armamento di quella portata , utilizzato su una metropoli come Chicago, sarebbero disastrose: una stima di oltre 366mila morti per la capitale della Rust Belt. Per capire meglio, se una bomba da 100 chilotoni venisse sganciata sul Colosseo, raderebbe al suolo la gran parte degli edifici tra Garbatella a Villa Torlonia, causando circa 361mila morti, secondo la simulazione della NukeMap di di Alex Wellerstein. 232mila più di Hiroshima e Nagasaki messe insieme.
L’ultimo test nucleare della Corea del Nord, il primo di Trump, come ha scritto Repubblica, ha generato un terremoto di 6.3, percepito fino ai confini di Cina e Russia. E se l’Istituto Geologico statunitense fa sapere sul suo sito di aver rilevato un episodio sismico probabilmente riconducibile a una esplosione, il Pentagono e le Nazioni Unite non hanno dubbi e minacciano di aver terminato la pazienza.