l presidente uscente della Bolivia, Evo Morales, ha annunciato la partenza per il Messico che ha accolto la sua richiesta di asilo politico. "Fa male lasciare il Paese per motivi politici ma resteremo in contatto e presto tornerò con più forza ed energia", ha assicurato.
Il governo messicano ha confermato la partenza dell'aereo inviato per recuperare il 60enne leader che guidava il Paese andino dal 2006.
Morales ha spiegato di essersi rifugiato nella regione di Cochabamba, nel centro del Paese, dove ha ricevuto "sicurezza e assistenza dai 'cocaleros', i coltivatori della pianta della coca cui è rimasto sempre legato. Il presidente uscente si era dimesso domenica dopo le durissime proteste per i brogli nelle elezioni presidenziali del 20 ottobre con i dati che lo indicavano rieletto al primo turno e dopo le sue dimissioni si è aperta la corsa alla successione.
Dopo Morales le autorità che fanno parte della 'catena' prevista dalla Costituzione per la successione alla poltrona di capo di Stato si sono dimesse: il vice presidente, lvaro Garcìa Linera e i presidenti di Camera e Senato, Vìctor Borda e Adriana Salvatierra.
Jeanine Anez, la vice presidente del Senato, proveniente dalle fila del partito di opposizione Unità democratica (Ud), ha però rivendicato il suo diritto ad assumere la presidenza ad interim del Paese e convocare nuove elezioni. Anez, 52 anni, rimasta la più alta carica dello Stato ancora in sella, ha promesso che "entro il 22 gennaio" la Bolivia avrà un nuovo presidente.
Negozi e uffici a La Paz sono rimasti chiusi sull'onda dei saccheggi scoppiati domenica sera in alcune parti della capitale e nella vicina città di El Alto. "è stata una notte di terrore", ha detto il sindaco, Luis Revilla. Con la rete della funivia paralizzata, migliaia di lavoratori sono stati costretti a camminare lunghe distanze per arrivare al lavoro.
Intanto si schierano i leader regionali ideologicamente a lui vicini: dopo che Morales ha denunciato il colpo di Stato, gli hanno fatto eco i suoi alleati in America latina, il presidente venezuelano Nicolas Maduro, quello cubano Miguel Diaz-Canel Bermùdez,il presidente eletto argentino, Alberto Fernàndez, l'ex presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva. Chi invece esulta è il presidente americano, Donald Trump, secondo cui le sue dimissioni "sono un forte segnale per i regimi illegittimi".
"Sono eventi che mandano un forte segnale ai regimi illegittimi in Venezuela e in Nicaragua che la democrazia e la volontà popolare prevarranno sempre". E non solo: Trump plaude anche alle Forze armate boliviane "per aver protetto la Costituzione".