Se i produttori europei di biciclette elettriche sono agguerriti contro la Cina (e profondamente preoccupati per una concorrenza che ritengono sleale), per i produttori di punta di biciclette e scooter elettrici di Pechino, il futuro è oggi legato soprattutto alla capacità di coniugare l’anima verde del prodotto alle tecnologie di cloud computing e alle esigenze della vita nelle grandi città. Le cifre del settore sono in costante crescita anche se le biciclette elettriche cinesi hanno subito un calo di popolarità, soprattutto negli ultimi mesi, per il successo del bike-sharing. Ofo e Mobike hanno attratto l’attenzione dei ciclisti, ma il futuro delle e-bike in Cina non appare cupo.
Il gruppo Niu, una storia di successo
Il caso più noto di successo è quello del gruppo Niu, che si è presentato per la prima volta agli investitori il 1 giugno 2015, a Pechino. Oltre cento tra tecnici, ingegneri, designer industriali e creativi compongono la squadra, guidata dal Ceo, Li Yinan, che con i suoi smart scooter, o e-scooter, (già imitati dai competitors) ha inserito le nuove tecnologie nella panorama delle due ruote che solcano le strade di Pechino.
Per commercializzare il prodotto, ha spiegato a TechCrunch il vice presidente e co-fondatore del gruppo, Token Hu, occorreva risolvere due problemi fondamentali: le batterie e il sistema anti-furto. Il primo è stato risolto con la creazione di una batteria leggera agli ioni di litio (un segmento di mercato che varrà 93 miliardi di dollari entro il 2025, secondo le ultime previsioni) che garantisce un’autonomia fino a cento chilometri e una velocità massima di 45 chilometri all'ora; il secondo con un sistema operativo, come già sperimentato negli smartphone, in cui il mezzo comunica con i servizi cloud e ogni volta che viene cambiato un pezzo i server di Niu vengono avvertiti.
Il successo dei modelli Niu è stato certificato dalla prima pre-vendita, a seguito della quale il gruppo ha raccolto undici milioni di dollari in quindici giorni.
Niu punta a conquistare l'Unione europea
Dopo il successo in Cina, ora Niu guarda anche ad altri mercati, come l’Unione Europea: a luglio scorso, il gruppo ha annunciato accordi di distribuzione con diversi Paesi del mercato Ue, tra cui l’Italia. Niu non è l’unica a produrre e a diffondere anche all’estero e-bikes: un’azienda concorrente, Ancheer, di Shenzhen, nel sud-est della Cina, si è meritata di recente una menzione su Forbes per la sua bicicletta elettrica in formato tascabile. Il gruppo fondato da Li Yinan è, però, forse, la facciata più evidente di un trend, quello dei veicoli verdi, sostenuto con forza anche dalle autorità. “Il motorino e la bicicletta elettrica fungono da fattore di abitudine all’uso di un mezzo di trasporto elettrico per la popolazione”, ha spiegato l’economista Michele Geraci, docente di economia alla Nottingham University Business School China e direttore del Global Policy Institute China, con l’implicita volontà del governo centrale di creare una catena di mezzi di trasporto interamente alimentati a fonti di energia pulite, fino ad arrivare alle automobili, che saranno al centro di una svolta verde già nei prossimi anni.
Limiti alle vendite nel 2019
Dal 2019 entrerà in vigore in Cina un sistema di quote per produttori e importatori di auto che imporrà, con un sistema a punteggio, un quantitativo minimo di auto elettriche o ibride vendute. Le case automobilistiche si stanno già organizzando per siglare partnership con produttori locali, ma il tempo stringe e Pechino è sempre più ambiziosa nella sua svolta verde: la Cina, ha dichiarato il mese scorso il vice ministro dell’Industria e dell’Information Technology, Xin Guobin, seguirà l’esempio di Francia e Germania e ha deciso di porre fine alla produzione di auto alimentate a carburanti tradizionali, per ridurre le emissioni inquinanti.