Cesare Battisti è stato scarcerato nella notte dal tribunale locale di San Paolo che ha accolto la richiesta di habeas corpus avanzata dagli avvocati dell'ex terrorista, che era stato arrestato due giorni fa a Corumbà, nel Mato Grosso do Sul. Battisti ha l'obbligo di firma in commissariato e il divieto di lasciare il distretto. Un dispositivo che l’ex terrorista, condannato a 4 ergastoli per altrettanti omicidi, tenterà – è plausibile – di disattendere. Battisti è stato arrestato 4 giorni fa mentre tentava di lasciare il Brasile e entrare in Colombia, perché aveva evidentemente capito che il governo Temer aveva deciso di revocargli lo status di rifugiato politico e di concedere dunque all’Italia l’estradizione.
Cesare Battisti è latitante da 36 anni, e sebbene manchino ancora alcuni dettagli importanti per la concessione dell’estradizione, il piano sembra ormai in dirittura d’arrivo. L’ex militante dei Proletari armati per il comunismo (Pac) dovrebbe essere imbarcato su un aereo della polizia federale direttamente a Corumbà, la cittadina al confine con la Bolivia dove è stato fermato e poi arrestato, e rispedito in Italia.
Fitto lavoro diplomatico tra Italia e Brasile
Scrive Repubblica: “Sul fascicolo di estradizione manca ancora, concretamente, la firma del presidente. Una firma importante: quella che revocherebbe la decisione di Lula nel 2010 che aveva invece deciso, a differenza del massimo tribunale brasiliano, di dare asilo all'ex militante dei Pac. In queste ore si sta tessendo un fitto lavoro diplomatico-politico. L'ambasciata italiana avrebbe già consegnato tutti i documenti richiesti a sostegno della nuova domanda di estradizione e sarebbe in attesa solo della firma di Temer. Si vogliono evitare pressioni che finirebbero per irrigidire le autorità brasiliane. Così, tra una telefonata e un contatto su whatsApp, si sondano gli umori, si cercano conferme. Contemporaneamente si procede alla parte burocratica. Si fissano le modalità di consegna, i nomi delle persone che prenderanno in carico il detenuto, il tipo di arma e numero di matricola che avrà chi lo accompagna. 'Stanno cucendo la pratica', spiega un'alta fonte vicina al dossier. 'Battisti potrebbe rientrare nelle prossime ore, nei prossimi giorni. Era già previsto per ieri. Adesso attendiamo solo il via libera del capo dello Stato'".
Il governo indeciso. Estradizione o espulsione?
Ma c'è un'altra ipotesi, più rapida e meno complessa sotto il profilo burocratico: espellere Battisti. Scrive Il Corriere della Sera, che cita il quotidiano brasiliano 'O Globo': "L’operazione sarebbe agevolata dal fatto che un giudice federale ha trasformato il fermo per contrabbando di valuta in una prigione preventiva, nella cui motivazione si citano esplicitamente i trascorsi di Battisti, la rottura del «patto» tra l’ex terrorista e il Brasile – che gli ha concesso la permanenza nel Paese – e l’insistenza italiana per ottenere la sua consegna. Espellere Battisti sarebbe un’operazione assai più rapida rispetto a riprendere l’iter di estradizione. Secondo alcuni giuristi basterebbe una dichiarazione italiana che si impegni a non sottometterlo, una volta in patria, alla pena dell’ergastolo, che non esiste nella legislazione brasiliana. È una questione rimbalzata varie volte nella lunga vicenda e punto forte della difesa di Battisti, perché in Brasile la pena massima è di 30 anni e la prigione perpetua incostituzionale. Già in passato l’Italia aveva mandato alle autorità brasiliane assicurazioni di questo tenore. Da noi, di fatto, l’ergastolo esiste ormai solo sulla carta”.
Sulla pista 'espulsione' - resa più facile dal tentativo di fuga in Bolivia - ha scritto anche il Fatto Quotidiano, che spiega perchè la pratica di estradizione presenta ancora alcuni nodi: “Tra gli ostacoli da superare ci sarebbe l’assenza di una dichiarazione formale da parte del governo italiano che si impegna a rispettare le regole sulla detenzione penale (detracao penal in portoghese). In base ai trattati di estradizione, le autorità di Roma devono cioè vincolarsi ad assicurare all’imputato lo stesso regime di detenzione previsto dalle leggi brasiliane. Secondo O Globo, l’Italia dovrebbe impegnarsi ad applicare la pena massima prevista in Brasile per i delitti commessi da Battisti (condannato all’ergastolo nel nostro paese) e cioè al massimo 30 anni di carcere. Ma la riuscita del piano per riportare Battisti in Italia dipende anche dall’esito del ricorso presentato al Tribunale supremo federale (Tsf) dai legali dell’ex terrorista. Per la difesa di Battisti, la Polizia Federale avrebbe “esagerato” alcune circostanze che hanno portato all’arresto, al fine di tenere in carcere l’ex terrorista e creare un clima favorevole alla sua espulsione dal Paese. Il ricorso verrà esaminato dal giudice Luiz Fux".
Fuga o ricorso? I dilemmi della difesa
In queste ore, dopo la rimessa in liberta del'ex brigatista italiano, il tema è naturalmente quello di un nuovo pericolo di fuga. Farà prima lui a tentare di dileguarsi o il ministero dell'Interno brasiliano a metterlo su un aereo con destinazione Ciampino? Per il Giornale esisterebbe un'altra possibilità, quella che Battisti non tenti una nuova via di fuga, ma punti sul ricorso alla Corte Suprema: Scrive il quotidiano milanese: "La difesa di Battisti ha infatti presentato un nuovo ricorso alla Corte Suprema, chiedendo che venga analizzata "con urgenza" la richiesta di "habeas corpus" (il principio che tutela l'inviolabilità personale) per il loro assistito presentata allo stesso tribunale il 27 settembre scorso. Con l'arrivo di Temer - che non si è detto contrario all'estradizione a differenza di Lula - e l'arresto di Battisti al confine con la Bolivia, si fa sempre più probabile il suo rientro in Italia. Gli avvocati dell'ex terrorista hanno deciso di far pressioni sulla Corte suprema giustificando l'urgenza con un rischio "imminente" di estradizione".