La premier bengalese, Sheikh Hasina, secondo quanto riporta Channel 24, ha già ottenuto un vantaggio di 19 seggi sull'opposizione aprendo la strada per una vittoria schiacciante alle elezioni che sono state macchiate dalle violenze. Negli scontri sono morte almeno 19 persone, nonostante l'imponente dispositivo di sicurezza messo in campo. Il partito della premier, la Lega popolare bengalese, ha accusato il principale partito di opposizione, il Partito nazionalista del Bangladesh (Bnp), di "creare caos in tutto il Paese in modo organizzato" e di attaccare i sostenitori e i leader della Lega popolare. "Dei 40 mila seggi elettorali, in 22 il voto è stato posticipato a causa di irregolarità, e nel resto dei centri, la votazione si è svolta in modo pacifico e con una grande partecipazione degli elettori", ha tuttavia spiegato il segretario della Commissione elettorale, Helal Uddin Ahmed.
Oscurata una tv dell'opposizione
Una delle principali tv private, la Jamuna Tv, famosa per le sue posizioni indipendenti, è stata oscurata senza alcuna spiegazione. "Stiamo ancora trasmettendo, ma nessuno ci può vedere a causa del black-out", ha spiegato Fahim Ahmed, il direttore. Salma Islam, che appartiene alla famiglia proprietaria del gruppo editoriale, era tra i candidati.
Al potere negli ultimi dieci anni, Hasina, 71 anni, è popolarissima tra alcune fasce della popolazione perché ha guidato il Paese in un periodo di grande crescita economica; si è anche guadagnata il plauso internazionale, ospitando centinaia di migliaia di rohingya, la minoranza etnica perseguitata e in fuga dalla Birmania. Ma i suoi detrattori la descrivono come una donna autocrate, che ha represso il dissenso con il pugno di ferro, ha messo il bavaglio alla stampa e che ha anche messo in carcere la sua rivale, Khaleda Zia (che sconta dietro le sbarre una condanna a 17 anni per corruzione).
L'eredità di un eroe dell'indipendenza
A sfidarla era stato l'81enne Kamal Hossain, l''architetto' della costituzione bengalese, alla guida di una coalizione dell'opposizione che unisce il Bangladesh Nationalist Party (Bnp) e l'islamista Jamaat-e-Islami. Le elezioni hanno rappresentato il ritorno dell'opposizione alla lotta politica attraverso le urne dopo che, nel 2014, tali partiti, a partire dal Bnp, avevano boicottato il voto.
Per l'ex ministro della Giustizia, la 71enne ha tradito l'eredità del padre, Sheikh Mujibur Rahman, eroe dell'indipendenza. Uno scenario particolarmente "doloroso" per Hossain che del padre era amico e che aiutò la figlia a tornare in Bangladesh dopo il suo assassinio nel 1975 in un colpo di Stato militare. "È veramente tragico quello di cui siamo testimoni in questo 47esimo anno di indipendenza. Siamo vittime di qualcuno che non ha amore verso la democrazia", ha affermato, puntando il dito contro una violenza sistematica nei confronti dell'opposizione e dei suoi sostenitori.
L'alto livello di violenza registrato durante la campagna elettorale - con morti e sparizioni forzate che secondo i gruppi per i diritti umani sono imputabili alle forze di sicurezza - ha sollevato forti timori nella comunità internazionale. Hossain ha puntato il dito contro Hasina, accusandola dell'involuzione anti-democratica del Paese e di aver attuato metodi repressivi per mettere a tacere l'opposizione.