Julian Assange avrebbe ripetutamente violato le condizioni di asilo e cercato di usare l'ambasciata ecuadoriana di Londra come un "centro di spionaggio".
È l'accusa rivolta al fondatore di Wikileaks dal presidente dell'Ecuador Lenin Moreno in un'intervista al Guardian. Moreno, che giovedì scorso ha permesso l'arresto di Assange nella sua ambasciata, ha voluto però assicurare di avere un accordo scritto col governo britannico nel quale Londra garantisce che non saranno violati i diritti fondamentali dell'attivista e che non sarà estradato in nessun Paese che potrebbe condannarlo a morte.
Nella sua prima intervista con un giornale inglese da quando Assange è stato espulso dall'ambasciata, Moreno sostiene di aver permesso l'arresto di Assange, perché da lì il fondatore di Wikileaks avrebbe cercato di interferire nelle democrazie di altri Stati. "Ogni tentativo di destabilizzare è un atto riprovevole per l'Ecuador, perché siamo una nazione sovrana e rispettosa della politica di ogni Paese", ha detto Moreno, condannando inoltre che dall'ambasciata e "con il permesso delle autorità del precedente governo", siano stati forniti strumenti per "interferire nei processi democratici di altri Paesi".
"Non possiamo permettere che la nostra casa, la casa che ha aperto ad Assange le sue porte, diventi un centro di spionaggio", ha poi concluso il presidente dell'Ecuador. "Queste attività violano le condizioni di asilo. La nostra decisione non è arbitraria, ma si basa sul diritto internazionale".