Julian Assange aveva come obiettivo la vittoria di Donald Trump, e ha orientato i suoi sostenitori contro Hillary Clinton mesi prima delle primarie e della pubblicazione delle mail del Partito Democratico.
“Hillary ha così tanta melma sulla sua maglietta che ora è difficile far attaccare lo sporco”, scriveva Assange ai suoi più fidati collaboratori nel novembre del 2015. Una serie di messaggi privati, scambiati tra l’autunno di quell’anno e il novembre del 2017 tra il fondatore di WikiLeaks e alcuni suoi sostenitori, rivelano uno spaccato degli obiettivi strategici dell’organizzazione nell’osteggiare l’elezione di Hillary Clinton a presidente degli Stati Uniti.
La raccolta di comunicazioni, dove tra gli altri emergono contenuti sessisti e misogini, è stata consegnata da un ex membro e attivista di WikiLeaks al giornale online The Intercept, testata inizialmente creata per consentire la pubblicazione delle informazioni relative all’Agenzia per la Sicurezza Nazionale statunitense rivelate dal whistleblower Edward Snowden.
Alla chat, di cui è stato reso pubblico il contenuto il 14 febbraio, partecipano dieci dei più prolifici amici di WikiLeaks su Twitter, e consente di chiarire il clima che ha preceduto la pubblicazione da parte di Assange delle mail del Partito Democratico, che contribuiranno a danneggiare l’immagine pubblica di Hillary Clinton prima delle elezioni.
La strategia di Assange
"Riteniamo che sarebbe molto meglio se vincesse il Gop (Partito Repubblicano, ndr). Democratici + Media + liberali formerebbero un blocco per regnare nelle loro peggiori qualità", si legge in un messaggio privato inviato il 19 novembre del 2015 dal profilo di WikiLeaks ai suoi sostenitori - "Con Hillary in carica, il Gop spingerà per [far emergere] le sue peggiori qualità. Democratici + media + neoliberali resterebbero muti”. Nella stessa conversazione, dopo due minuti, lo stesso account scrive: “È una sociopatica brillante, ben collegata, sadica".
Lo scambio si è svolto otto mesi prima che WikiLeaks pubblicasse, in piena campagna elettorale, le email rubate al Democratic National Committee (Dnc), il comitato direttivo del partito democratico, e al manager della campagna di Hillary Clinton, John Podesta. La chat non rivela alcun dettaglio che evidenzi eventuali collusioni tra il governo russo e WikiLeaks - come spesso sostenuto -, ma rende chiare le idee di Assange in merito alle elezioni politiche negli Stati Uniti, in cui l’organizzazione ha giocato un ruolo centrale.
Chi è la talpa dentro WikiLeaks
L’ex sostenitore di Wikileaks che ha divulgato il contenuto delle chat si chiama Hazelpress - dal nome del suo account Twitter - ha deciso di condividere il contenuto delle conversazioni dopo aver scoperto che Julian Assange e il figlio maggiore del presidente Donald Trump, Donald Jr, si sarebbero scambiati messaggi privati, tramite i loro account Twitter, prima delle elezioni presidenziali del 2016. “A questo punto, considerato il potere esercitato da WikiLeaks, rivelare tutto quello che Assange dice è di pubblico interesse”, ha commentato Hazelpress, evidenziando che “WikiLeaks pretende di essere un’organizzazione neutrale e trasparente”.
L’archivio completo della conversazione intrattenuta tra WikiLeaks e i suoi sostenitori copre il periodo dal maggio del 2015 al novembre del 2017 e include più di 11mila messaggi, di cui più del 10% scritto dall’account di WIkiLeaks. The Intercept assume che l’account sia effettivamente controllato da Julian Assange, come ampiamente ritenuto da tutti e mai smentito, e che lui sia l’autore dei messaggi. Contattata da Agi, la co-fondatrice e caporedattrice di The Intercept Betty Reeds ha commentato: “Abbiamo attentamente controllato il materiale e concentrato la nostra storia sugli aspetti dei messaggi che pensiamo fossero legittimamente notiziabili in virtù del ruolo che WikiLeaks a Assange hanno ricoperto nel mondo”. The Intercept ha effettuato una selezione del materiale pubblicabile estraendo i messaggi da una conversazione molto più lunga.
The Intercept has obtained DMs from a private Twitter group with @WikiLeaks and its most loyal supporters. It includes:
— Micah Lee (@micahflee) February 14, 2018
- A desire for GOP to win the 2016 election
- Trolling
- Anti-semitism
- Rampant misogyny, sexist attacks on feminists
- Transphobiahttps://t.co/pYtZqRvVOG
“Sii il troll che vuoi vedere nel mondo”: nella conversazione emerge la strategia volta alla creazione di situazioni deliberatamente provocatorie con lo scopo di incentivare divisioni e scontri sulla rete. Assange incoraggia esplicitamente la creazione di falsi account per attaccare esponenti politici inglesi e scozzesi, e in un caso invita i suoi sostenitori ad accanirsi contro “questo idiota della Bbc”, riferendosi al giornalista Chris Cook, che quel giorno aveva pubblicato commenti molto severi nei confronti dell’organizzazione. “Il nostro interesse è di avere tweet infiammati da parte sua su JA/WL (Julian Assange/WikiLeaks, ndr) che possiamo usare in azioni legali per mostrare il clima tossico che esiste nel Regno Unito”. Chris Cook, contattato dall’Intercept, ha comunque fatto sapere di non ricordare particolari episodi di “trolling” nei suoi confronti.
Particolare attenzione nelle conversazioni è stata data al caso che ha visto Julian Assange accusato per molestie sessuali in Svezia. La monarchia ha cercato per anni di estradare l’attivista, che attualmente vive confinato all’interno dell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, in modo da poterlo processare in seguito a due denunce per stupro risalenti al 2010.
A maggio scorso il pubblico ministero ha fatto cadere le accuse nei confronti di Assange per l’impossibilità di notificargli il mandato d’arresto. Nella chat, in particolare ad agosto del 2015, emerge la convinzione che le leggi svedesi incoraggino gli avvocati ad accettare i casi di molestie per fare soldi facili: “l’industria dell’accusa è altamente redditizia”. In risposta a un partecipante alla discussione, che evidenzia lo stile della presentazione delle legali nel loro sito web, Assange aggiunge: “soldi, influenza, glamour per donne che aiutano a imprigionare gli uomini, potrebbe non essere il tuo tipo di femminismo, ma a loro non interessa”.
Il 3 maggio 2015 Assange commenta l’iniziativa di un artista italiano che vorrebbe portare in giro per l’Europa una statua che rappresenta Chelsea Manning, la talpa del Pentagono che nel 2010 passò a WikiLeaks oltre 260mila file segreti della Difesa e del dipartimento di Stato, facendo la fortuna dell’organizzazione.
Assange auspica che la statua rappresenti la whistleblower come uomo - Manning ha cambiato sesso poco dopo essere stata imprigionata per tradimento - in quanto considera che “Manning ha un cromosoma Y e genitali da uomo”. Per Assange l’immagine di Manning è strumentale a guadagnare più consenso: se la statua venisse portata in aree conservatrici “avrebbe senso non attrarre attenzione sulla questione sessuale”. Tuttavia, in almeno un’occasione Assange commenta come sia giusto chiamare Manning con il nome da lei scelto.
An AP journalist tweeted an article he co-wrote about WikiLeaks publishing private info causing harm to individuals.
— Micah Lee (@micahflee) February 14, 2018
"He's always been a rat," Assange said. "But he's jewish and engaged with the ((()))) issue," and instructed people to start trolling him pic.twitter.com/Ei83osBV21
Tra i messaggi scritti da Assange anche un riferimento antisemita nei confronti del giornalista di Associated Press Raphael Satter, coautore di una storia sui danni causati da WikiLeaks per la pubblicazione di documenti contenenti informazioni private e identità esposte. L’account di WikiLeaks scrive: “è sempre stato un ratto”, e poco dopo aggiunge “ma è ebreo e coinvolto con la faccenda ((()))”. Qui il riferimento è all’utilizzo di tre parentesi aperte e tre chiuse, utilizzate per “segnare” i nomi degli ebrei su internet.