“Non possiamo permettere che la nostra casa, che ha aperto le sue porte, diventi un centro di spionaggio”: con queste parole il presidente dell’Ecuador, Lenin Moreno, ha difeso la decisione di revocare l’asilo politico a Julian Assange. Dal 12 aprile il governo di Quito è al centro delle polemiche per aver di fatto permesso che il fondatore di WikiLeaks venisse arrestato dalle autorità britanniche.
In attesa di essere processato per aver violato il rilascio su cauzione deciso da una corte britannica nel 2012, Assange potrebbe dover scontare fino a dodici mesi nel Regno Unito. Tuttavia, sul fondatore di WikiLeaks pende una richiesta di estradizione emessa dagli Stati Uniti, dove è accusato di cospirazione e intrusione informatica al fine di reperire informazioni relative agli abusi compiuti dall’esercito americano in Iraq. Tra i materiali distribuiti da WikiLeaks nel 2010, anche il video “Collateral Murders”, che riprende un’operazione dell’esercito americano a Baghdad, nella quale sono stati uccise dodici persone, di cui due giornalisti di Reuters.
"Era un ospite a cui era stato offerto un trattamento dignitoso, ma non c’è stato un principio di reciprocità nei confronti del Paese che lo ha accolto, né la disponibilità ad accettarne i protocolli, - ha dichiarato Moreno al Guardian - Il ritiro del suo asilo è avvenuto nel rigoroso rispetto del diritto internazionale”.
Da giorni le opposizioni interne all’Ecuador stanno criticando la decisione di Moreno, percepita come un atto di sottomissione nei confronti degli Stati Uniti. A riguardo, il presidente ha precisato che “è una decisione sovrana. Non prendiamo decisioni basate su pressioni esterne di nessun paese".
Nel frattempo hanno fatto la comparsa su diverse testate internazionali foto e filmati che ritraggono l’attivista australiano, è che potrebbero essere state consegnate ai giornali scandalistici per danneggiare la reputazione di Assange e, almeno in parte, giustificare la decisione del governo. Le immagini ritraggono Assange mentre usa uno skateboard all’interno dell’ambasciata, ma anche dei piatti sporchi (sic).
"L'atteggiamento di Assange è stato assolutamente riprovevole e oltraggioso dopo quasi sette anni di protezione da parte dello stato ecuadoriano”, ha dichiarato Moreno. “Ha maltrattato i nostri funzionari dell'ambasciata ecuadoriana a Londra, ha abusato della pazienza degli ecuadoriani. Ha sviluppato una campagna aggressiva contro l'Ecuador e ha iniziato a minacciare legalmente anche chi lo aiutava".
Come indicato dal Guardian, WikiLeaks potrebbe essere sospettato di collegamenti con un sito web anonimo dal quale è partita una denuncia contro il fratello di Moreno, accusato di aver aperto delle società offshore. La medesima accusa è stata sollevata via Twitter da Rafael Correa, predecessore di Moreno e un tempo suo alleato.
INA Papers: La trama de corrupción por la que Lenín Moreno retiró asilo a Assange https://t.co/MwfQeMnakP
— Rafael Correa (@MashiRafael) April 11, 2019
Nella sua prima intervista con la stampa internazionale, Moreno aveva escluso che la decisione fosse conseguenza di una vendetta nei confronti di Assange. In quell’occasione, Moreno ha denunciato il fatto che WikiLeaks avrebbe interferito con gli affari di altri Stati, violando così le condizioni dell’asilo politico. A gennaio WikiLeaks aveva pubblicato documenti riservati provenienti dal Vaticano.
"Ogni tentativo di destabilizzazione è un atto riprovevole per l'Ecuador, perché siamo una nazione sovrana e rispettosa della politica di ogni paese, ha detto Moreno al Guardian - È un peccato che, dal nostro territorio e con il permesso delle autorità del governo precedente, siano state fornite strutture all'interno dell'ambasciata ecuadoriana a Londra per interferire nei processi di altri stati”.