Asia Bibi non potrà lasciare il Pakistan e la sentenza della Corte Suprema, che l'ha assolta dall'accusa di blasfemia, potrà essere rivista come chiesto da una petizione lanciata nei giorni scorsi: per mettere a tacere le proteste che da giorni avevano invaso le strade del Pakistan, il governo di Islamabad ha ceduto ai movimenti di estremisti musulmani. Gli islamisti da tre giorni bloccavano il Paese protestando contro la decisione dei giudici dell'Alta Corte di liberare la donna cristiana, madre di cinque figli, condannata a morte nel 2010. Le parti hanno concordato durante la notte che Asia Bibi non potrà lasciare il Paese fino a quando la decisione della Corte Suprema non sarà riesaminata. Nel frattempo il suo avvocato, il musulmano Saif-ul-Mulook, ha lasciato il Pakistan perché "teme per la vita", specie dopo che le autorità non gli hanno concesso alcuna protezione. Ha promesso però che da lontano potrà "difendere meglio Asia"
Il destino di Bibi è ancora incerto, non si sa neppure dove sia. Per il marito, Ashiq Masih, "il governo non avrebbe mai dovuto fare un simile accordo". Si tratta di un tentativo di "fare pressione sulla giustizia" e rischia di "creare un grave precedente", ha spiegato alla Deutsche Welle. Ora chiede al governo di "rafforzare la sicurezza" di sua moglie "in prigione". La donna cristiana non è l'unica a temere per la sua vita. "Nello scenario attuale, non è possibile per me vivere in Pakistan", ha spiegato il suo legale prima di imbarcarsi su un aereo diretto in Europa e che ha fatto anche scalo a Roma.
"Devo restare vivo perché devo continuare la battaglia legale per Asia Bibi", ha assicurato Mulook, a cui non è stata concessa alcuna protezione dopo il verdetto che ha infiammato il Paese. Deve rimanere vivo, "perché devo continuare a combattere in tribunale per Asia Bibi", ha aggiunto il 62enne. "Anche la sicurezza della mia famiglia è seriamente minacciata". Ma per difendere la sua cliente in tribunale, tornerà in Pakistan se l'esercito gli darà sicurezza. Quanto alla risposta del governo, per l'avvocato non è stato certo una sorpresa (che però considera "dolorosa"): "Non è stato nemmeno in grado di fare rispettare una sentenza della più alta corte del Paese".
Il Pakistan è rimasto letteralmente bloccato dalle proteste dei musulmani estremisti. Nonostante l'iniziale fermezza del neo premier, Imran Khan, nella difesa della decisione dei giudici, il governo è dovuto scendere a patti con chi protesta per riportare la calma. Le strade principali erano rimaste chiuse e decine di migliaia di persone avevano dovuto abbandonare il lavoro o la scuola e avevano patito ore di blocco dei trasporti. Le tensioni sono state aggravate venerdì dalla notizia che il principale leader religioso Maulana Samiul Haq, conosciuto come il 'padre dei talebani', era stato ucciso: sconosciuti lo hanno accoltellato nella sua casa nella provincia centrale del Punjab, in Pakistan.
L'inizio del dramma
Il calvario di Asia Bibi, contadina di Ittanwali nel Punjab, inizia nel 2009. Durante una giornata passata a lavorare nei campi, due vicine si rifiutano di bere alla fontana dove ha bevuto lei. È cristiana, quindi è impura. Secondo alcune versioni lei avrebbe offerto dell’acqua, secondo altre le vicine avrebbero rifiutato un bicchiere perché reso impuro dal contatto con le sue dita. Ma le versioni sono divergenti, ed è questo che oggi le ha salvato la vita: nessuna è stata giudicata attendibile.
DI certo c’è che si scatena un litigio. Le vicine si rivolgono all’imam del paese, che non ha assistito alla scena ma che fa proprie le accuse di blasfemia lanciate contro Asia. La quale rischia l’immediato linciaggio, e poi viene arrestata. Passerà in prigionia quasi dieci anni.