A Hollywood era il segreto di Pulcinella. Tutti sapevano che Harvey Weinstein era uno che con le donne non andava molto per il sottile, ma nessuno riusciva a trovare un testimone, uno straccio di documento, qualunque cosa che potesse servire a rendere pubblica la sua condotta. Le denunce contro di lui si concludevano sempre con generose compensazioni economiche blindate da rigidissime clausole di non divulgazione. Ma in molti, molti più casi, le vittime preferivano non parlare. E magari vivere la violenza subita come una propria colpa. Come nel caso di Asia Argento
A rivelare che c'è anche l'attrice italiana nel corposo carnet delle donne molestate, violentate e abusate da Weinstein è un lungo articolo del New Yorker, scritto dal giornalista Ronan Farrow (figlio di Mia e di Woody Allen) cui Asia Argento racconta cosa successe nella camera dell’hotel du Cap-Eden-Roc, sulla Riviera francese nel 1997.
Ma occorre andare per ordine
Chi è Harvey Weinstein
Fin dalla fondazione dei primi studi cinematografici, pochi uomini sono stati più influenti, potenti e spietati di lui. Al suo intuito si devono successi come ‘Pulp Fiction’, ‘Shakespeare in love’, ’Sesso, bugie e videotape’ e ‘Il discorso del Re’. Ma a lui si devono anche bruschi stop delle carriere, come hanno denunciato Mira Sorvino e Rosanna Arquette. Fino a quando, all’inizio di ottobre, il New York Times non ha pubblicato una lunga, dettagliata e potente inchiesta che ha portato alla luce la storia di violenze dietro il successo di Harvey e costretto alle dimissioni quattro dei componenti del cda della sua compagna. Dalla quale poi è stato licenziato.
Ora torniamo al lato italiano di questa vicenda.
La storia di Asia
L’attrice, figlia del regista horror Dario Argento, aveva 21 anni quando fu invitata da Weinstein a una festa organizzata dalla Miramax. Era una delle attrici in ascesa, in quegli anni, e la sua aria sexy e ribelle solleticava le fantasie di Hollywood. Oltre a quelle di Weinstein. Una volta nella camera dell’hotel, però, scoprì di essere l’unica ospite. All’inizio il produttore fu carino, la riempì di attenzioni e di complimenti per il suo lavoro. Poi le chiese di aspettare un attimo e uscì. Rientrò dopo poco con indosso solo un accappatoio e con in mano un flacone di lozione per massaggi. “Mi chiese di fargli un massaggio”, racconta Asia al giornale. Poi d’un tratto le sollevò la gonna e la costrinse a subire un rapporto orale. “Mi sono sentita in colpa per anni - ha detto - perché se fossi stata più forte, forse avrei potuto dargli un calcio nelle palle e scappare via. Ma non l’ho fatto. Ero terrorizzata dal’idea che potesse distruggere la mia carriera”.
La cosa non finì lì. Weinstein sviluppò una autentica ossessione per Asia. La riempì di chiamate e di regali costosi. Tra i due iniziò una relazione saltuaria che andò avanti per cinque anni. Poi, nel 2000, uscì il film diretto dalla Argento ‘Scarlet Diva’ in cui un grosso produttore costringe una attrice prima a fargli un massaggio, poi a subire un rapporto orale. Molte donne la chiamarono: in quella scena avevano riconosciuto il modus operandi di Weinstein.
La storia di Ambra
Asia Agento, però, non è l’unica italiana in questa storia. Sempre secondo il New Yorker, contro la modella italo-filippina Ambra Batillana Gutierrez, poi assurta alle cronache nostrane perché una delle ospiti delle feste di Silvio Berlusconi ad Arcore, Weinstein montò una feroce campagna denigratoria affinché nessuno ritenesse attendibile la sua accusa di averla palpeggiata.