Si chiama Riley ed è l’ultimo assunto dal Museum of Fine Arts di Boston, la quinta collezione più grande degli Stati Uniti. La particolarità di Riley, però, non arriva dal curriculum o dal college in cui ha studiato. Riley è un cane, in particolare un Weimaraner – o Bracco di Weimar - una razza da caccia dall’olfatto particolarmente sensibile.
Che fiuto
È proprio il suo naso la caratteristica vincente che ha reso Riley, cucciolo di appena dodici settimane, un candidato insostituibile. Il suo ruolo al Mfa sarà infatti quello di stanare parassiti e tarme che possono rappresentare un pericolo per le opere d’arte contenute nel museo. “Quello degli insetti nocivi è un annoso problema” ha spiegato Katie Getchell, vicedirettrice del Fine Arts di Boston, al Boston Globe.
Prima di entrare in servizio Riley seguirà un percorso di addestramento che gli impartirà la sua padrona, la responsabile dei servizi di sicurezza del museo Nicki Luongo. “Se riusciremo a insegnarli a sedersi di fronte a un’opera dove riconosce la presenza di un parassita invisibile all’occhio umano, allora potremo ispezionare l’oggetto, capire qual è il problema, e risolverlo – ha aggiunto Getchell -. Sarà un miglioramento importante sotto l’aspetto della conservazione della nostra collezione”.
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— Kerry Kavanaugh (@KerryKavanaugh) 10 gennaio 2018
I pericoli
Il Museum of Fine Arts di Boston vanta una collezione di 450 mila opere, compresi capolavori di artisti come Donatello, Edgar Degas e Vincent Van Gogh. Con quasi un milione e duecento mila visitatori l’anno è uno dei musei americani più visitati. La galleria continua inoltre a espandersi, procedendo con acquisti di opere che arricchiscono la collezione e ricevendo donazioni da privati. Lo scorso autunno, ad esempio, ha preso in carico 113 dipinti tra quadri olandesi e fiamminghi. Un patrimonio enorme che richiede cura e organizzazione, motivo per cui nel 2016 il Mfa ha investito 24 milioni di euro per la realizzazione di un nuovo centro di restauro e di un’ala del museo che ospita le collezioni più antiche. “Le opere d’arte in materiali organici, come legno e tessuti, portano con sé il rischio di essere infestate”, ha aggiunto Getchell spiegando che il cane Riley rappresenterà un’arma in più da affiancare agli strumenti che il museo già possiede per combattere il deterioramento degli oggetti.
Quattro zampe avanti
Riley lavorerà dietro le quinte, durante gli orari di chiusura del museo: per i visitatori, dunque, niente selfie con il conservatore a quattro zampe. Il progetto del Mfa è unico per quanto riguarda la tutela delle opere contenute nella galleria, ma non è il primo caso al mondo di impiego degli amici a quattro zampe nel mondo dell’arte. In Pennsylvania i cani sono al centro di un progetto, chiamato K-9 Artifact Finders, che intende smantellare il mercato illegale dell’arte antica utilizzando il fiuto dell’animale per riconoscere le opere d’arte rubate. Lo riporta il Daily Pennsylvanian che spiega come il Penn Museum e il Penn Vet Working Dog Center, insieme con il Red Arch Cultural Heritage Law and Policy Research, abbiano messo a punto il progetto. Lo scopo? Frenare il mercato del contrabbando dell’arte, la quarta o quinta attività criminale al mondo in termini di incassi.