Perché Mosca ha 'bannato' Telegram ma anche un pezzo di Rete
Per censurare una app di messaggistica, la Russia ha dichiarato guerra a un pezzo di Internet. L’autorità statale di controllo sulle comunicazioni, Roskomnadzor, ha bloccato in poche ore oltre 2 milioni di indirizzi IP di Google e Amazon, nello sforzo di fare terra bruciata attorno a Telegram, il popolare servizio di comunicazioni cifrate che nei giorni scorsi è stato messo al bando per essersi rifiutato di consegnare le chiavi per decifrare le conversazioni private degli utenti.
Il blocco dei servizi Amazon e Google
L’autorità ha bloccato subito 9mila indirizzi IP di Telegram; e poi altri 600mila collegati ad Amazon, ha dichiarato lo stesso direttore di Roskomnadzor, Alexander Zharov, alla testata Vedomosti. Ma secondo alcune analisi, sarebbero saliti in poche ore a 2 milioni gli indirizzi bloccati, in buona parte di servizi cloud di Amazon e Google. E, secondo altri conteggi, che stanno crescendo di ora in ora, siamo ormai a vari milioni.
Effetto boomerang
La ragione di questa estesa messa al bando è che Telegram ha spostato parte della sua infrastruttura sui servizi cloud dei due giganti della Rete proprio per sfuggire alla censura. Ora la mossa delle autorità rischia però di essere un boomerang. La proscrizione di massa, che non riesce a essere chirurgica nel colpire il suo target, ha avuto ripercussioni su una serie di altre aziende, giochi online, app mobili che utilizzano gli stessi servizi cloud. Perfino la app rivale Viber ha annunciato che alcuni suoi utenti in Russia non riuscivano a chiamare per dei problemi di connettività coi servizi web di Amazon.
“Alla Russia non rimarrà molto di internet se continuano a fare la guerra a Telegram in questo modo”, ha commentato su Twitter l’esperto di crittografia e professore alla Johns Hopkins University, Matthew Green.
La richiesta a Google e Apple
Nel mentre, oggi Roskomnadzor ha confermato di aver inviato a Google e Apple la richiesta di rimuovere la app di Telegram dalla versione russa dei loro negozi online, riferisce l’agenzia di stampa Interfax. Non è ancora chiaro cosa intendono fare le due aziende.
Gli utenti russi dovrebbero essere ancora in grado di accedere a Telegram usando delle Vpn, delle reti private virtuali, usate in questo caso per stabilire una connessione cifrata con un server fuori dal Paese e aggirare i blocchi. Ma la scure potrebbe arrivare presto anche su di loro.
La proibizione di Telegram – che arriva dopo la decisione della Corte Suprema di respingere il ricorso con cui l’azienda si opponeva alla richiesta dei servizi di sicurezza federali russi (Fsb) di consegnare le chiavi per decifrare le chat - per ora sta avvantaggiando due suoi (fino a ieri ben lontani) concorrenti nel Paese. Si tratta dei servizi di chat ICQ e TamTam, entrambi controllati dall’azienda russa Mail.ru, riconducibile a Alisher Usmanov, ricco oligarca considerato un fedele di Putin. I due servizi hanno iniziato a risalire posizioni tra le app più scaricate.
La Francia vuole una sua app cifrata
Nel frattempo la Francia vuole farsi il suo Telegram, per così dire. Anche qui, per ragioni di sicurezza. A dimostrazione che la crittografia e i servizi di comunicazioni cifrata stanno diventando una questione geopolitica. Il governo starebbe infatti testando una propria app di messaggistica sicura con alcune decine di funzionari statali, ma con l’idea di estenderla nei prossimi mesi a tutto il governo. La decisione deriva anche dalla passione del presidente Macron e dei suoi consiglieri proprio per Telegram. Sebbene le comunicazioni istituzionali francesi siano affidate ovviamente a dei telefoni ad hoc, appositamente realizzati per il governo, una parte dei messaggi meno sensibili fra il presidente e i suoi collaboratori sarebbe passata ancora attraverso Telegram, secondo quanto riferito da Bloomberg mesi fa. L’attuale progetto francese nascerebbe dunque dalla volontà di avere un servizio di messaggistica cifrata, con i server in casa, e che non sia potenzialmente sotto il controllo degli Stati Uniti o della Russia.