Dura 90 minuti e sta facendo record di incassi: il nuovo documentario-kolossal più visto al cinema si intitola "Amazing China" (厉害了,我的国) ed è un film di propaganda. Il protagonista? Xi Jinping, che sta per essere rieletto presidente con un incarico a tempo indefinito dopo l’abrogazione del vincolo del doppio mandato ratificato dall’Assemblea Nazionale del Popolo, l’11 marzo scorso, con il 99,86% dei consensi. Xi, impropriamente definito il nuovo Mao, guiderà la Cina ben oltre la scadenza naturale del suo mandato, nel 2023.
La pellicola, prodotta dalla CCTV (la televisione di Stato) e distribuita da Alibaba Pictures, celebra i traguardi raggiunti dal gigante asiatico sotto la guida del suo “impareggiabile timoniere”, come lo aveva definito l’agenzia Xinhua all’indomani della conclusione del XIX Congresso di ottobre scorso, dal quale Xi, rieletto Segretario Generale (una carica molto più importante di quella più simbolica di Presidente), era emerso con un potere assoluto, assicurando l’ingresso del suo pensiero nello statuto del PCC, indispensabile per riaffermare la centralità del Partito sul Paese e mettere se stesso al centro del Partito. E proponendo la visione di “Nuova Era” del socialismo con caratteristiche cinesi, in coerenza con il “Sogno Cinese” che punta al rinascimento della nazione: in altre parole a trasformarla in una superpotenza entro il 2050.
Il sogno del riscatto nazionale è stato impacchettato in un blockbuster, che inizia proprio con un estratto del discorso pronunciato da Xi al Congresso, sviluppando la narrazione dei successi che il “presidente di ogni cosa” ha infilato da quando è al potere nel 2012, portando la Cina a primeggiare nei vari settori cari alla leadership, dalla scienza alla tecnologia, dalle infrastrutture alla modernizzazione delle forze armate, senza dimenticare la Nuova Via della Seta: la strategia con cui Pechino sta ridisegnando gli equilibri geopolitici dell’Eurasia. A intervalli di minuti, scrive la France Press, sullo schermo compare lo stesso Xi a rendere più vivido il messaggio trasmesso al popolo .
Tra le scene cruciali, scrive il South China Morning Post, si vede Xi mentre parla con gli abitanti di un villaggio nelle remote zone rurali cinesi risollevatosi grazie alla campagna contro la povertà, che Xi vuole sradicare entro il 2020. “Chi altri – dice solennemente Xi – avrebbe potuto fare questo? Solo il Partito Comunista”. Il film si conclude con la popstar Sun Nan che intona una canzone patriottica: “Abbiamo fiducia! Andiamo avanti! Guardiamo i nostri figli e le nostre figlie incamminarsi verso un nuovo universo”.
Risultato? Da quando è uscito nelle sale il 2 marzo, tre giorni prima l’inizio del Lianghui (dove i delegati del parlamento cinese hanno ratificato le modifiche costituzionali, spianando la strada a Xi per mantenere l’incarico senza limiti di mandato: di certo non una coincidenza), "Amazing China" ha incassato la cifra record di 270 milioni di yuan (42 milioni di dollari), diventando il documentario con i maggiori incassi nella storia del cinema cinese. Non è la prima volta che una pellicola propagandistica sbanca il botteghino in Cina. Era già successo l’anno scorso con "Wolf Warrior 2", la storia di un agente delle forze speciali cinesi che salva un Paese africano devastato dalla guerra da cattivissimi mercenari occidentali.
Il Partito Comunista Cinese ha sempre usato cinema e teatro come mezzo per raggiungere le masse. Quando Mao lanciò il Movimento di educazione socialista, affidò il compito di riformare l’opera di Pechino alla moglie Jiang Qing, all’epoca attrice patriota, la quale produsse le otto opere modello che dominarono la scena teatrale di quegli anni, rimodellando in seguito anche il cinema.
Parte del successo di "Amazing China" appare però il risultato di una forma di costrizione. Come risulta al SCMP, alcune aziende statali e enti governativi hanno obbligato i dipendenti a vedere il film: il 15 marzo i biglietti in prevendita nel più grande cinema di Shanghai erano quasi esauriti, stando alla piattaforma Maoyan; un fatto inusuale per un giorno feriale. Proprio gli utenti di Maoyan hanno premiato "Amazing China" dandogli un punteggio di 9.6 su 10.
Diverso il giudizio degli utenti su IMDb, dove il documentario ha un punteggio di 1 su 10. “Fa vomitare”, ha commentato uno di loro. “Dovrebbero chiamarlo Amazing Winnie”, ironizza un altro, un chiaro riferimento a Winnie The Pooh, l’orso della Disney che in più occasioni il popolo del web si è divertito a paragonare al presidente cinese, e sul quale è intervenuto la censura: bloccandolo in quanto “contenuto illegale”.
Del resto la proposta di emendamento alla costituzione aveva suscitato diverse polemiche in Cina e all’estero, tra gli osservatori della scena politica di Pechino, e sollevato paragoni con la Corea del Nord e con il passato maoista e della prima epoca repubblicana. Una delle voci più autorevoli a levarsi contro la proposta del Comitato Centrale era stata quella di un giornalista cinese, Li Datong, un tempo direttore del quotidiano China Youth Daily. “Rimuovere i termini del mandato dei leader ci renderà soggetti al ridicolo da parte delle nazioni civilizzate al mondo. Significa tornare indietro nella storia e piantare ancora una volta il seme del caos in Cina, provocando danni indicibili”, aveva scritto in una lettera aperta postata sulla piattaforma di messaggistica WeChat, ripresa dal sito web China Media Project, che monitora i media cinesi.
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