In tempi relativamente brevi un milione di animali e vegetali scompariranno dalla Terra e dagli Oceani, l’equivalente di 1/8 di tutte le specie che popolano il pianeta. A lanciare l’allerta è l’organismo Onu sulla biodiversità, che la scorsa settimana si è riunito a Parigi per una settimana, presenti i rappresentanti di 130 Paesi.
È un dato shock quello annunciato dalla Piattaforma intergovernativa scientifico-politica sulla biodiversità e gli ecosistemi (Ipbes) che dalla capitale francese ha chiesto formalmente ai leader mondiali di passare all’azione quanto prima, perché non tutto è perduto. Secondo gli esperti l’unica speranza per evitare il peggio è quella di porre fine allo sfruttamento intensivo degli ecosistemi per le attività umane.
“La salute degli ecosistemi di cui dipendiamo, così come di tutte le altre specie, si sta deteriorando più velocemente che mai” ha denunciato il britannico Robert Watson, presidente dell’Ipbes, al termine dei lavori in corso dal 29 aprile presso la Casa dell’Unesco a Parigi.
I partecipanti hanno negoziato parola per parola una sintesi di una quarantina di pagine, approvata all’unanimità dai delegati di 130 nazioni, in quello che rappresenta il più vasto consesso scientifico e politico sullo stato della biodiversità mondiale.
Il testo, diffuso oggi, è l’estrema sintesi di un rapporto di 1800 pagine, frutto di tre anni di censimenti, analisi di dati da parte di diverse centinaia di esperti. In Europa le specie più colpite sono l’allodola – meno 50% negli ultimi 40 anni - la piccola farfalla blu – in calo del 38% dagli anni ’70 – mentre un terzo delle api ed insetti è a rischio estinzione, senza dimenticare scoiattoli rossi, pipistrelli e ricci.
Alla luce di questi dati numerosi scienziati affermano che la Terra è all’inizio della sesta estinzione di massa della sua storia, ma la prima attribuita all’uomo e alle sue attività.
Negli ultimi secoli per mano dell’uomo sono già scomparse 680 specie di vertebrati. “Stiamo erodendo i pilastri stessi delle nostre economie, i nostri mezzi di sostentamento, la sicurezza alimentare, la salute e la qualità di vita del mondo intero” ha avvertito Watson, sottolineando nel contempo che “non è troppo tardi per agire, ma solo se cominciamo da subito e a tutti i livelli, da quello locale a quello mondiale”.
Per il ministro francese dell'Ambiente e della transizione ecologica inclusiva, Francois de Rugy, la perdita di biodiversità è altrettanto grave rispetto agli effetti del riscaldamento globale, ma si tratta di una "crisi più silenziosa".
La causa della perdita accelerata della biodiversità sono i comportamenti umani più che le ripercussioni del riscaldamento globale. Per evitare un disastro ecologico servono rapidi interventi politici per regolamentare lo sfruttamento delle terre e delle risorse naturali (spesso anticipato dalla deforestazione, in miniere, agricoltura intensiva, caccia e pesca).
Ma occorre anche limitare l'uso di pesticidi, lottare all'inquinamento, senza dimenticare una più razionale urbanizzazione. Le attività antropiche hanno già "alterato gravemente tre quarti delle superfici terrestri, il 40 per cento degli ecosistemi marini e la meta' di quelli di acqua dolce", avverte il rapporto Onu. Oltre alla mano dell'uomo entrano in gioco, seppur in modo meno influente, i cambiamenti climatici, anch'essi causati in parte dai comportamenti umani, responsabili di un'ulteriore accelerazione nella scomparsa di alcune specie.
Gli esperti avvertono che la perdita di biodiversità avrà un impatto diretto su ciascuno di noi: dal cibo all'energia, dall'acqua potabile alla produzione di farmaci fino all'assorbimento del CO2. "La quantità di elementi della natura che sfruttiamo a vario titolo è immensa. Ed è fondamentale per l'esistenza e la prosperità della vita umana. Anche perché la maggior parte di tali materie prime non è sostituibile", precisa il rapporto Onu.
Tra gli esempi concreti citati, la dipendenza dal legno per la produzione di energia per più di due miliardi di persone, le medicine naturali che ne curano 4 miliardi e la necessaria impollinazione del 75% delle colture da parte degli insetti, specie maggiormente a rischio estinzione.
A margine della riunione di Parigi, 600 attivisti e ong in difesa della biodiversità in 50 Paesi hanno firmato una lettera aperta promossa dal Fondo mondiale per la Natura (WWF), per chiedere ai governi un'azione urgente tesa ad arginare la "crisi bio-climatica". Per i firmatari della lettera "siamo ancora in tempo per proteggere quanto rimane e cominciare a ripristinare la natura, ma per questo dobbiamo cambiare radicalmente stile di vita: come usiamo l'energia elettrica, come facciamo crescere il cibo, come smaltiamo i nostri rifiuti"; e nella lettera si sollecitano i leader politici ad attuare "azioni decisive e ambiziose".