Per circa due ore mercoledì l’Algeria è rimasta offline. Volutamente. E la stessa cosa si è ripetuta oggi. Il motivo? L’inizio degli esami di stato per i quali il governo ha disposto il primo di una serie di blackout di Internet per impedire ai circa 700 mila esaminandi di imbrogliare. Ed evitare di ripetere l’esperienza dello scorso anno quando migliaia di studenti furono costretti a ripetere l’esame.
Le connessioni fisse e mobile – si legge sul Guardian - sono state bloccate per due ore coincidenti con l’avvio ai test. E così sarà fino al 25 giugno, giorno in cui termineranno tutte le prove. Il ministro dell'Istruzione Nouria Benghabrit-Remaoun ha spiegato che il testo d’esame di quest'anno era già stato diffuso online e che il ministero non ha avuto altra scelta. "Non ci sentiamo a nostro agio con la decisione di interrompere il servizio Internet, ma non possiamo restare inermi di fronte alla possibilità che ci sia un nuova 'fuga di documenti'”.
25 milioni di persone ‘silenziate’
La misura colpisce indirettamente 25 milioni di persone in tutto il Paese. L'anno scorso, le autorità avevano chiesto agli operatori di chiudere l'accesso ai social media, ma la mossa non ha completamente risolto il problema. E così quest’anno nelle 2.000 sedi d’esame i telefoni cellulari e i tablet sono stati banditi del tutto, mentre nei luoghi in cui sono stati stampati i testi, sono state installate telecamere di sorveglianza. Per sicurezza, tutte gli operatori hanno ricevuto l’ordine di conformarsi alle richieste del governo. Secondo Al Jazeera, Facebook resterà offline per tutti e cinque i giorni.
Tra shutdown e censura
Sono sempre di più i governi che ricorrono a questo tipo di misura per evitare imbrogli durante gli esami. Negli ultimi anni, lo hanno già fatto India, Iraq, Siria ed Etiopia. Tuttavia, i sostenitori della libertà di espressione e le organizzazioni che si battono per i diritti dell’uomo, condannano queste iniziative che finiscono tra le altre cose per paralizzare l'economia. "I governi adottano queste soluzioni con la motivazione dell’”inganno diffuso", tuttavia non forniscono mai dati e non menzionano mai l'efficacia di questi arresti di Internet", ha detto ad Al Jazeera Grant Baker di SMEX, organizzazione basata a Beirut che promuove un internet aperto nel mondo arabo.
Il costo per l’economia
Spegnere parzialmente o completamente Internet è diventato un modo per i governi di mettere a tacere anche le voci critiche del Paese, ma il costo da pagare è alto anche in termini economici.
Secondo Bahrain Watch, un'organizzazione analizza le questioni Golfo, le chiusure giornaliere nel 2016 sono costate al Paese almeno 265.000 dollari. Il Brookings Institute stima che il blocco di Internet è costato all'economia globale circa 200 miliardi di dollari in due anni, dal 2015 al 2016.