“Did you just quote Tupac?” chiede evidentemente stupito Kris su Twitter, ovvero “Hai appena citato Tupac?”. La domanda, rivolta a Mahmud Ahmadinejad, sesto Presidente della Repubblica islamica dell'Iran nonché politico celebre per le proprie posizioni contro Stati Uniti e più in generale Occidente, ha una sola risposta: sì, e non è nemmeno la prima volta.
La cosa che non cambia è la canzone citata, sempre la stessa: “Changes” capolavoro del rapper Tupac, uno dei più rivoluzionari e importanti interpreti della storia del genere. Era il 15 ottobre del 2018 e Ahmadinejad prendeva virtualmente posizione a fianco del Black Panther Party, tra l’altro movimento a favore dei diritti dei neri nel quale militava come attivista, anche di una certa rilevanza, Afeni Shakur, la stessa madre del rapper.
Oggi l’ex presidente torna a citare Tupac e “Changes” per dire la propria riguardo l’eventualità che in questi giorni tutto il mondo sta scongiurando, quella di una guerra in Iran. “Il capitalismo internazionale sta cercando di distruggere l'identità di tutte le nazioni per assumere il controllo delle loro risorse naturali, finanziarie e umane”.
E poi quell’hashtag inequivocabile: #NoWarWithIran. E in chiusura le parole di Tupac: “It's war on the streets and the war in the Middle East instead of a war on poverty”, che in italiano sarebbe “È la guerra per le strade e la guerra in Medio Oriente invece che una guerra alla povertà”.
International Capitalism is trying to destroy the identity of all Nations, so it can have control of their natural, financial, and human resources. #NoWarWithIran
— Mahmoud Ahmadinejad (@Ahmadinejad1956) January 10, 2020
"It's war on the streets and the war in the Middle East instead of a war on poverty"
La canzone di Tupac naturalmente non ha niente a che vedere con la guerra in Medio Oriente, citata appunto per sottolineare quanto la politica faccia vedere i muscoli quando ci sono sotto affari economici di un certo tipo, ma quanto poco faccia per curare i mali che affliggono ogni giorno le strade della sua Los Angeles (anche se, paradossalmente, Tupac è nato a New York e sarà elemento attivo nella famigerata e sanguinaria guerra rap tra West e East Coast, la guerra che il 13 settembre del 1996 lo ucciderà).
Il riferimento è sempre esplicito e riguarda la situazione dei neri d’America “Non vedo cambiamenti al mattino e mi chiedo/È degna di essere vissuta la vita?/Sono stanco di essere povero e, peggio ancora, sono nero” recitano le prime barre. Neanche a farlo apposta proprio oggi la BMW Serie 7 nella quale Tupac fu assassinato è stata messa all’asta per un milione e mezzo di euro. Segni particolari: sono ancora presenti sulla fiancata i fori dei proiettili che hanno eliminato, a soli 25 anni d’età, uno dei profeti della lotta dei neri per i pari diritti.