Ahed Tamimi è tutto tranne che un'eroina per caso. Nè una resistente improvvisata. La bionda palestinese diventata icona della nuova Intifada è una vecchia (suona strano a dirsi, dato che ha sedici anni) conoscenza delle forze armate israeliane.
L'adolescente ha tutte le carte in regola per diventare il nuovo simbolo della resistenza palestinese all'occupazione israeliana. Da quando, il 6 dicembre, il presidente americano Donald Trump ha riconosciuto Gerusalemme capitale d'Israele, Cisgiordania e la Striscia di Gaza sono attraversate da violente proteste, mentre i Paesi arabo-islamici, sostenuti dalla maggioranza della comunità internazionale, portano avanti una battaglia diplomatica contro quella che viene vista come un'iniziativa che mina gli sforzi per la pace. E lei è stata per giorni in prima linea, fino a quando è stata arrestata il 19 dicembre per aver schiaffeggiato, spintonato e preso a calci due soldati israeliani che si trovavano accanto alla casa di famiglia.
I due militari, ai quali la giovane aveva intimato di andarsene, non hanno reagito a quella che sembrava più una provocazione che un tentativo di fare del male. L'incidente però è stato ripreso con il telefonino e rilanciato sulla Rete, acquistando grande popolarità. Pochi giorni dopo l'esercito israeliano ha arrestato la ragazza.
La famiglia Tamimi non è nuova alle proteste: Bassem, il padre, è un noto esponente di al-Fatah, il partito del presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) Abu Mazen, e gioca un ruolo importante nelle proteste a Nabi Salih, villaggio 20 km a nord-ovest di Ramallah.
La figlia Ahed non è nuova alle proteste. L'adolescente già nel 2012 era stata ripresa mentre agitava il pugno contro soldati israeliani, guadagnandosi così un incontro con l'allora premier turco, Recep Tayyip Erdogan. Ancora, nel 2015 era stata fotografata mentre mordeva la mano di un militare nel tentativo di impedire l'arresto del fratello. Il 27 dicembre, un tribunale militare israeliano ha esteso fino al 1 gennaio la custodia della ragazza, insieme alla madre Narimam, anche lei arrestata.
Intanto il suo account Twitter è stato cancellato. I familiari accusano gli israeliani di aver sollecitato la decisione di Twitter e ne hanno prontamente aperto un altro, #FreeAhedTamimi, 'liberate Ahed Tamimi'.
La cugina fermata con loro dovrebbe invece essere rilasciata domenica se non verranno portate prove contro di lei. Sui social media, i palestinesi celebrano la 16enne per il suo "coraggio", descrivendola come una che "vale mille uomini". "Le donne e ragazze Tamimi non hanno paura dei soldati, né della prigione", ha scritto un attivista su Twitter. Giorni fa è arrivata anche la telefonata di Abu Mazen e in quell'occasione il padre ha assicurato che la figlia è forte e determinata, pronta a sfidare l'occupazione israeliana.
La famiglia ha anche fatto sapere che, il giorno dell'incidente, un parente era stato colpito alla testa da un proiettile di gomma. Secondo il padre, la ragazza e' "timida" ma decisa a "respingere l'occupazione" e vorrebbe studiare legge per difendere la famiglia e il villaggio.
Anche in Israele il video è diventato un caso: alcuni lodano la capacità dei soldati di non reagire e altri li criticano per essersi dimostrati deboli. Michael Oren, ex ambasciatore israeliano negli Usa e attualmente vice ministro, ha accusato la famiglia Tamimi di usare i ragazzi come pedine, spingendoli a provocare i soldati israeliani davanti alle telecamere