Il presidente cinese, Xi Jinping, ha fatto appello all’unità e allo spirito del popolo cinese nel suo primo discorso dalla rielezione a presidente della Repubblica Popolare Cinese. Davanti alla platea di quasi tremila delegati dell’Assemblea Nazionale del Popolo, il parlamento che oggi chiude i lavori e che ha rimosso il limite costituzionale dei due mandati come presidente, Xi ha avvertito Taiwan contro le tendenze separatiste, aggiungendo che la Cina non cerca egemonia e non intende costituire una minaccia ad altri Paesi: Xi ha rievocato i grandi nomi del passato, a partire da Confucio, e il contribuito ideologico dato al Partito Comunista Cinese dai suoi predecessori e da lui stesso, il cui pensiero è iscritto nella Costituzione cinese su cui ha giurato sabato scorso, dopo il voto unanime dell’Anp che lo ha riconfermato presidente cinese.
Il discorso di Xi
“Ogni azione o manovra per dividere la Cina è destinata a fallire e andrà incontro alla condanna del popolo e alla punizione della storia”, ha detto il presidente cinese davanti ai circa tremila delegati dell’Assemblea Nazionale del Popolo, nel passaggio più duro contro Taiwan finora pronunciato da Xi, e aggiungendo che la Cina è in grado di affrontare ogni “azione separatista”. Xi ha anche sottolineato che la Cina non è alla ricerca di egemonia o di espansione. Lo sviluppo della Cina, ha aggiunto il presidente cinese, “non pone una minaccia ad altri Paesi”, ma il desiderio del popolo cinese di contribuire alla pace e allo sviluppo dell’umanità “non deve essere male interpretato o distorto”.
In un discorso dai toni a tratti forti e nazionalistici, interrotto dagli applausi nei momenti più intensi, il presidente cinese, non più sottoposto al vincolo del doppio mandato, ha ribadito alcuni cavalli di battaglia già espressi a ottobre scorso, quando era cominciato il suo percorso di consolidamento al vertice del Partito Comunista Cinese con il diciannovesimo Congresso. “Viviamo un momento di sviluppo favorevole, inimmaginabile prima, ma affrontiamo ancora difficoltà e sfide senza precedenti”, ha detto Xi, che ha parlato di una “nuova lunga marcia” per riuscire a realizzare il progetto di fare della Cina un “grande e moderno Paese socialista” entro il 2050. L’afflato nazionalista si è riaffacciato nelle parole del presidente cinese quando ha parlato del sogno cinese di rinascita nazionale, da lui stesso introdotto nel 2012, all’inizio del suo mandato al vertice del Pcc. “Il rinnovamento è diventato il più grande sogno della nazione”, ha dichiarato Xi. “Abbiamo lottato per quel sogno per oltre 140 anni”, ha proseguito in riferimento all’epoca di umiliazione nazionale seguita alle guerre dell’oppio, e ora, ne è convinto Xi, “è sempre più vicino a essere realizzato”.
Rischi guerra commerciale Cina-Usa
Il premier cinese, Li Keqiang, promette aperture nell’economia, ma avverte sui rischi di una guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti, da cui non uscirebbe alcun vincitore. “L’obiettivo della Cina è che le imprese sia interne che straniere siano in grado di competere su base egualitaria sul grande mercato cinese”, ha detto Li, nel corso della conferenza annuale, durante la quale era attorniato dai suoi quattro nuovi vice premier: Han Zheng, seduto alla sua destra, Hu Chunhua, Sun Chunlan, e l’astro emergente Liu He, dato da molti come il prossimo architetto dell’economia di Pechino. Nessuno di loro ha, però, risposto a domande. Chiudere le porte della Cina, ha detto Li, “significherebbe bloccare il nostro percorso di sviluppo”.
Il premier, che anche oggi si è detto fiducioso di raggiungere l’obiettivo di una crescita attorno al 6,5% per il 2018 come da obiettivo fissato all’inizio dei lavori dell'Anp, vuole scongiurare, allo stesso tempo, il rischio di una guerra commerciale. “Abbiamo sentito molto parlare di recente di una possibile guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti”, ha dichiarato Li, ma “riteniamo che non possa emergere un vincitore da una guerra commerciale”. La Cina vuole consultazione e dialogo nel commercio: Pechino e Washington devono “agire razionalmente e non guidati dalle emozioni”, ha detto il premier. La Cina non vuole vedere “un grande deficit commerciale, non solo con gli Stati Uniti”, ha spiegato Li, auspicando un riequilibrio della bilancia commerciale. Nelle sue parole, Li ha promesso una maggiore attenzione ai diritti di proprietà intellettuale, oggi sotto i riflettori dopo le voci di dazi che l’amministrazione Usa guidata da Donald Trump intende imporre sulle merci cinesi per un valore complessivo di sessanta miliardi di dollari: le nuove tariffe andrebbero a colpire in particolare i settori dell’elettronica di consumo e delle telecomunicazioni, e una nunzio in questo senso da parte di Trump è atteso già entro venerdì prossimo, secondo quanto scrive il Washington Post, nonostante diverse resistenze tra gli analisti e la comunità d’affari.
Dossier nordcoreano
Nel corso della conferenza stampa, Li ha affrontato anche il tema più scottante in politica estera, la Corea del Nord. Pechino, sostiene tutti gli sforzi per la pace e per il mantenimento della stabilità nella penisola coreana e accoglie con piacere la recente de-escalation nell’area, ha detto il premier in risposta a una domanda sulla possibilità che la Cina sia favorevole a una ripresa dei colloqui a sei per la denuclearizzazione di Pyongyang, ovvero il format che comprende, oltre alle due Coree, anche Cina, Russia, Giappone e Stati Uniti, interrotto alla fine del 2008. La situazione nella penisola coreana, per la sua prossimità con la Cina, è un problema che “riguarda direttamente gli interessi della Cina” e Pechino, ha promesso Li, “giocherà la sua parte” per favorire il processo di denuclearizzazione.
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