di Sonia Montrella
Roma, 16 mar.- Il giorno dopo il terremoto politico che ha scosso la Cina, il Qiushi – giornale della scuola centrale del PCC - esce con una severa critica di Xi Jinping alle 'mele marce' del partito. Il discorso di colui che con tutta probabilità guiderà la Cina per i prossimi 10 anni, risale allo scorso 1 marzo quando il vice presidente cinese fece visita ai futuri quadri del partito. E per gli esperti non è un caso che l'intervento sia stato pubblicato proprio venerdì, il giorno dopo la rimozione di Bo Xilai dalla carica di segretario del partito di Chongqing. Tutt'altro: il tempismo dimostrerebbe che i leader di Zhongnanhai – quartier generale del PCC – avevano già iniziato a lavorare per prevenire lotte interne dannose.
"Per preservare la purezza ideologica del PCC è necessario difenderne l'unità" ha sottolineato Xi. Poi, pur senza nominare esplicitamente Bo, il vice presidente della Commissione Militare Centrale ha puntato il dito contro "alcuni membri che hanno dato prova di una mancanza di principi e di comportamenti corrotti che intaccano l'integrità del partito". Alcune persone entrano a far parte del partito non per una devozione alla causa marxista e alla costruzione di un socialismo con caratteristiche cinesi, ma per i benefici che possono ottenere dalle cariche politiche".
E' compito dei funzionari di tutti i livelli combattere le idee estranee e contrarie ai principi marxisti e rispettare rigorosamente la costituzione del Pcc, ha ammonito Xi secondo cui il partito si trova in un momento cruciale in cui deve superare diverse prove per poter assicurare quel progresso di cui ha bisogno la Cina. Tra queste, consolidare le riforme di apertura e il riconoscimento del Paese come economia di mercato. E proprio in questo momento storico – ha sottolineato ancora Xi – è importante che gli ideali dei membri del partito siano fermi, altrimenti tutto potrebbe vacillare. "Negli ultimi anni, in alcune località e dipartimenti, tra i diversi ranghi del PCC si è diffusa una sorta di lassismo per quanto riguarda la gestione generando problemi che non sono stati prontamente rettificati" ha aggiunto.
E con tutta probabilità uno dei luoghi cui fa riferimento Xi è senz'altro Chongqing, dove negli ultimi anni Bo – astro nascente del Pcc fino a ieri proiettato verso uno dei novi seggi del Politburo del Comitato Centrale – ha portato avanti un'intensa campagna contro la corruzione e il crimine. Negli ultimi tempi però si sono fatte sempre più insistenti le voci secondo cui la campagna di Bo non è stata altro che un mezzo per far fuori i suoi avversari politici. Una lotta in cui Bo è stato affiancato da Wang Lijun, il superpoliziotto che un mese fa si recò al consolato americano di Chengdu, non si sa ancora se per chiedere asilo politico, scrivendo – secondo molti - la parola fine all'ascesa politica del suo bracciodestro.
Per David Goodman, esperto di politica cinese e professore all'Università di Sidney, il messaggio che deve essere colto nel discorso di Xi è che i leader cinesi non sono ancora pronti per quell'apertura politica che Bo Xilai stava mettendo in atto. "Con Mao a salire al potere non è stata un'organizzazione di partito, bensì i suoi capricci" ha spiegato Goodman commentando l'avvertimento di Wen Jiabao riguardo il rischio di una nuova Rivoluzione Culturale, uno scenario che molti hanno letto come un riferimento al caso Bo Xilai. "La Rivoluzione Culturale si è abbattuta sul popolo solo per il capriccio di un politico. In che modo questo possa essere paragonato a Bo, che si è sempre mostrato aperto alle critiche?".
Intanto, dal momento in cui l'agenzia di stampa Xinhua ha battuto la notizia giovedì, continuano ad accavallarsi le interpretazioni degli esperti. Secondo Willy Lam, esperto di Cina dell'Università di Hong Kong, la caduta del segretario di Chongqing segna la vittoria di Hu e dei suoi sostenitori: "Bo Xilai è una vittima di una lotta per il potere che si sta intensificando sempre di più tra le due fazioni interne al PCC". I due schieramenti cui fa riferimento Lam sono quello "populista" – che fa perno a Hu Jintao e Wen Jiabao – cui appartengono i membri della fazione degli attivisti di Partito provenienti dalla Lega della Gioventù Comunista; e quello "principini": l'ala "conservatrice" composta da figli di exmembri del PCC che fa capo a Jiang Zemin.
A Lam fa eco anche Jean Philippe Beja, direttore di ricerca e Senior Researcher al Centre National de la Recherche Scientifique - Centre d'Études et de Recherches Internationales (CNRS – CERI) di Parigi. Secondo Beja al momento "la fazione liberale dei populisti è in netto vantaggio" e "le chance di Wang Yang sono ancora più alte". Wang è il segretario del Guangdong che si contrapponeva a Bo Xilai e che è riuscito a gestire patate bollenti come le rivolte nel villaggio di Wukan e il caso Foxconn con un approccio che in molti definiscono "riformista".
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