La Belt and Road Initiative “va contro l’agenda europea”, “fa pendere gli equilibri di potere a favore delle aziende finanziate dalla Cina”, “persegue interessi politici nazionali della Cina come la riduzione del surplus commerciale, l’apertura di nuovi mercati per le proprie esportazioni e la salvaguardia dell’accesso alle materie prime”.
Lo dicono alcuni passaggi del documento firmato da 27 dei 28 ambasciatori delle nazioni Ue a Pechino (ad eccezione di quello ungherese), preparato in vista del summit Ue-Cina in programma a luglio 2018, ma finito sulle pagine dei quotidiani tedeschi Handelsblatt e Frankfurter Allgemeine Zeitung in aprile.
Un documento che sembra scritto apposta per smontare il messaggio che, ormai dal 2013, Xi Jinping e i media cinesi hanno cercato di trasmettere al mondo ogni volta in cui si parla di Belt and Road: supremazia e interessi cinesi non c’entrano, il progetto ambisce solo a produrre prosperità condivisa.
Scetticismo europeo
Tra i tanti punti su cui la Commissione europea sta lavorando per arrivare all’appuntamento estivo con Pechino pronta per una serrata negoziazione c’è anche quello della posizione, che la Ue vorrebbe il più possibile unitaria, da assumere nei confronti della cosiddetta Nuova via della seta, il progetto infrastrutturale transcontinentale lanciato da Xi Jinping nel 2013 e chiamato dall’ufficialità cinese Belt and Road Initiative.
Il documento della diplomazia europea, destinato a una circolazione interna, è il segno che lo scetticismo espresso da Emmanuel Macron durante il suo incontro con Xi Jinping a Pechino a gennaio di quest’anno non è soltanto una prerogativa del presidente francese. E che i molti sforzi profusi dalla dirigenza cinese per presentare l’iniziativa sotto una luce non minacciosa per i partner europei non hanno sortito gli effetti sperati.
Per una narrazione cinese
Da tempo Pechino lavora alacremente per far risuonare la propria interpretazione della realtà nel resto del mondo, cercando di nutrire il proprio huayu quan, il potere discorsivo, sia all’interno dei propri confini che oltre la Grande muraglia. Per una potenza con ambizioni e peso globali, la propaganda non può infatti essere esercitata soltanto a livello nazionale, ma deve raggiungere anche il pubblico internazionale.
I media cinesi, soprattutto quelli in lingue straniere, costituiscono la cassa di risonanza privilegiata della narrazione ufficiale, che però, oltre alle vie tradizionali, da qualche anno ha cominciato ad affidarsi a strumenti più innovativi e spregiudicati, con l’intento di parlare anche ai giovani che ignorano giornali e TV.
I video di propaganda online fanno parte di questo sforzo. In occasione di appuntamenti politici importanti o su temi centrali per il Paese, agenzie di produzione legate al governo o al Partito comunista come lo Studio Fuxing sfornano (spesso retorici) prodotti multimediali che mescolano musica, animazioni e infografiche diffondendoli tramite canali internazionali (Youtube) o locali (l’omologo Youku). Il messaggio che contengono varia a seconda del pubblico di destinazione.
Video di propaganda e “Belt and Road”
Nel caso della Nuova via della seta, è stato il 2017 l’anno in cui la propaganda ha potenziato l’uso dei video online, con risultati altalenanti. Se la scadente “Canzone della Belt and Road”, prodotta dall’agenzia di stampa governativa Xinhua, ha riscosso il meritato disinteresse dei destinatari cinesi, un po’ più accattivante era la serie “Belt and Road Bedtime Stories”, prodotta dal quotidiano (sempre governativo) China Daily con protagonista un redattore americano della testata alle prese con la spiegazione dell’iniziativa alla figlia di 5 anni. La serie è stata pensata per un pubblico internazionale, come “The Belt and Road Is How”: una melodia pervasiva, cantata da bambini dei paesi coinvolti nel progetto, per trasmettere l’idea che la Nuova via della seta sia un progetto benefico per le generazioni future, garanzia di pace e prosperità globale.
Dal punto di vista tematico, in questo come negli altri video di propaganda prodotti per il pubblico internazionale ciò su cui insiste la narrazione cinese sono concetti come la condivisione a livello paritario e l’amicizia tra i popoli. Sui reali rapporti di forza tra i paesi coinvolti nell’iniziativa e sul delicato tema di chi realmente beneficerà della Belt and Road, meglio sorvolare.
Ritrovata supremazia
Ma basta incappare in qualche video destinato al pubblico cinese, come “La canzone globale della Belt and Road” prodotta dall’agenzia di stampa Xinhua, per vedere le crepe del discorso propagandistico rivolto all’estero. In questo video, un gruppo musicale originario del Xinjiang chiamato Naan (come il pane tipico di quella regione) canta le ricadute positive che la Belt and Road avrà nel mondo, traducendo in una successione di esempi concreti l’idea che dal progetto cinese dipenderà la prosperità delle popolazioni coinvolte.
Il succo del messaggio è chiaro: con la Belt and Road, la Cina è in grado di influenzare il mondo intero, perché da essa dipenderà il benessere degli altri paesi. L’iniziativa diventa così la prova tangibile di una ritrovata grandezza nazionale e di una supremazia economica (e politica) che, a livello interno, non si vuole certo nascondere. E che gli ambasciatori europei hanno intercettato.