Pechino, 17 gen.- Nella provincia dello Shanxi la polizia arresta 51 persone per estorsione, traffico d'armi e altri reati assortiti, e incrimina 68 funzionari pubblici che proteggevano la gang. Chi c'era a capo di quella che la stampa cinese definisce "associazione mafiosa"? Ma Feng, ex pubblico ministero, che assieme a poliziotti e altri dipendenti del governo ha imposto per anni il racket a commercianti e imprenditori locali.
Quello di Ma è solo l'ultimo caso, ma se l'ex pm diventato padrino era il leader di una vera e propria gang, il 2011 si è caratterizzato soprattutto per i reati finanziari: secondo un articolo pubblicato dal magazine Faren, supplemento del Legal Daily, lo scorso anno si sono registrati 202 casi di manager pubblici e privati coinvolti in scandali economici, contro i 155 del 2010 e i 95 del 2009. L'inchiesta -ripresa anche dal South China Morning Post - mostra che in ben 59 casi i manager pubblici incriminati hanno intascato mazzette o sottratto fondi per una media di 33.8 milioni di yuan, oltre quattro milioni di euro.
A guidare la classifica dei ladroni di Stato cinesi c'è Feng Yongming, alto dirigente della Guangming Groupwas, società produttrice di articoli per l'arredamento, che nel 2011 è stato capace di rubare da solo 790 milioni di yuan (circa 80 milioni di euro).
"In più del 40% dei casi i corrotti facevano affidamento su una vasta rete di complicità –scrive l'autore dell'articolo, l'avvocato Wang Rongli- tanto che in 79 indagini sono state incriminate quasi 1300 persone".
Second Wang, è possibile individuare "una chiara tendenza" nella diffusione di quelli che lo studioso americano Edwin Sutherland ha battezzato "crimini dei colletti bianchi", reati commessi da individui dall'elevato status sociale nell'esercizio delle loro funzioni: "Quando ho iniziato a studiare il fenomeno, nel 2002, mi imbattevo al massimo in due-tre casi al mese- spiega Wang- mentre oggi non mi sorprende una media oltre i dieci reati. Aumentano le violazioni, e crescono le somme sottratte".
Nonostante l'incremento dei reati, nel 2011 nessun funzionario pubblico è stato punito con la pena capitale, mentre nel 2010 era stata resa pubblica l'esecuzione di due sentenze. Ma i funzionari e i manager condannati alla pena di morte con sospensione per due anni aumentano, e lo scorso anno sono stati quattordici contro i sette degli anni precedenti. Si tratta di reati che incontrano sistematicamente la massima riprovazione dell'opinione pubblica perché colpiscono spesso le fasce meno abbienti della popolazione, che vedono dirigenti e dipendenti dello Stato arricchirsi illecitamente a vista d'occhio, mentre con i continui aumenti dell'inflazione le famiglie a basso reddito sono spesso costrette a spendere oltre la metà del loro reddito in generi alimentari.
Nel 2011 la Cina è riuscita ad ottenere dal Canada l'estradizione di Lai Changxing, "il ricercato numero uno", "il Fuggiasco di Xiamen", l'uomo d'affari che nel 1999 riuscì a fuggire lasciandosi alle spalle una sfilza di processi nel corso dei quali vennero incriminati centinaia e centinaia di funzionari, con una ventina di condanne a morte.
Il 2009 e il 2010 sono stati gli anni di Bo Xilai, il leader di Chongqing che ha lanciato una campagna senza precedenti contro il crimine organizzato e la corruzione nella megalopoli da 30 milioni di abitanti, assicurandosi così un grande rientro nella politica nazionale. Uscito indenne dagli scandali che lo avevano colpito nel 2000, Bo è diventato il paladino dei cinesi che chiedono la linea dura contro i corrotti e oggi corre per un seggio alla Commissione Permanente del Politburo, il Gotha del potere in Cina.
La storia del "Fuggiasco di Xiamen", tuttavia, sembra confermare l'impressione che i casi venuti alla ribalta siano solo la punta dell'iceberg: al culmine della sua carriera Lai Changxing viveva in una villa modellata su quella del romanzo classico cinese "Il Sogno della Camera Rossa" e veniva indicato come uno dei modelli da seguire nel percorso dal comunismo al capitalismo. Poi, come racconta Oliver August nel libro "Inside the Red Mansion", bastò inimicarsi i vertici del governo centrale per evasione fiscale, e l'uomo d'affari più in vista del Paese cadde in rovina.
di Antonio Talia
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