di Antonio Talia
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Pechino, 22 feb.- La Cina, insieme all'India e al Giappone, starebbe pianificando un taglio di circa il 10% nelle importazioni di greggio dall'Iran: lo rivela l'agenzia Reuters, secondo la quale le sanzioni applicate contro Teheran stanno rendendo sempre più difficile fare affari con il regime degli ayatollah.
La Cina è la prima acquirente del greggio di Teheran, e assieme all'India e al Giappone acquista circa il 45% delle importazioni iraniane. Una fonte industriale cinese, con conoscenza diretta della situazione, ha rivelato a Reuters che China Unipec – il braccio commerciale di Sinopec- potrebbe tagliare le importazioni tra il 10% e il 20% nel corso del 2012. Nei primi due mesi dell'anno la Cina ha ridotto notevolmente le importazioni dalla repubblica islamica, a causa di una disputa sui prezzi, che aveva fatto ipotizzare agli analisti un progressivo disimpegno di Pechino nel suo sostegno all'Iran. La scorsa settimana il quotidiano Gulf Times aveva tuttavia reso noto il raggiungimento di un accordo: anche se i termini dell'affare al momento sono ancora poco chiari, i contratti dell'anno scorso comprendevano 220mila barili al giorno di greggio e 60mila barili al giorno di condensato, greggio "leggero" che può essere usato per la produzione di cherosene e nafta. Tutte le importazioni sono estratte dai giacimenti iraniani di South Pars e rappresentano circa la metà del totale delle importazioni iraniane, pari a 560 mila barili al giorno.
Pechino si oppone risolutamente a qualsiasi intervento contro l'Iran e sta tentando la carta diplomatica per risolvere la crisi nella regione. La posizione cinese è chiara: Teheran ha il diritto di sviluppare un programma nucleare, purché pacifico. Più volte la leadership cinese ha dichiarato che un'escalation della crisi sarebbe una vera e propria catastrofe. L'appoggio cinese, tuttavia, non è incondizionato. Nel 2011 le relazioni tra la Cina e la repubblica islamica hanno registrato diverse tensioni: tra giugno e settembre China National Petroleum Corporation ha ricevuto due lamentele ufficiali dai partner iraniani, che chiedevano un'accelerazione dei lavori nel gigantesco giacimento di gas naturale di South Pars. Secondo Teheran CNPC ritarda lo sviluppo del giacimento fin dal 2010, e non è l'unico colosso cinese restio a collaborare: CNOOC ha liquidato le sue quote nel giacimento di North Pars e Sinopec –pur mostrando maggiore dinamismo dei concorrenti- ha ritardato l'avvio delle operazioni nei giacimenti petroliferi di Yadavaran.
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