La lotta contro l’inquinamento, la riduzione della fascia di cittadini che vivono sotto la soglia della povertà e il contenimento dei rischi di sistema saranno le “tre sfide” che la Cina dovrà affrontare nel 2018.
È l’opinione del primo ministro cinese, Li Keqiang, espressa durante l’Assemblea Plenaria del Consiglio di Stato, il governo cinese, di cui è a capo, a cui ha chiesto maggiori sforzi per assicurare buone prospettive di crescita anche per il 2018, dopo il risultato del 2017, chiuso con una crescita al 6,9%, per la prima volta dal 2010 in accelerazione rispetto al numero dell’anno precedente.
Il premier cinese ha poi sottolineato l’importanza di rimanere vincolati alle riforme sul lato dell’offerta, nodo centrale per le riforme economiche secondo il presidente cinese, Xi Jinping. L’economia nel 2018, ha detto Li, si dovrà focalizzare sull’innovazione e sulla competitività per raggiungere uno “sviluppo di alta qualità” e allo stesso tempo migliorare le condizioni di vita dei cittadini.
L'obiettivo di crescita per il 2018
L’obiettivo di crescita a per il 2018 verrà svelato solo a marzo prossimo, in occasione dell’apertura dei lavori dell’Assemblea Nazionale del Popolo, anche se secondo le prime anticipazioni non dovrebbe allontanarsi da quello fissato per lo scorso anno, “attorno al 6,5%”, che è anche la soglia sotto la quale non scendere per raggiungere il traguardo del raddoppio del pil pro capite entro il 2020 dai valori del 2010, obiettivo prioritario per la leadership cinese.
Positivi anche i segnali che arrivano dall’esterno: le prospettive di crescita della Cina per l’anno in corso sono state confermate anche dall’ultimo World Economic Outlook presentato ieri dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) a Davos, in Svizzera, dove si tiene in queste ore il World Economic Forum. L’istituto diretto da Christine Lagarde ha fissato le stime di crescita per quest’anno al 6,6% e al 6,4% per il 2019.
"Riparare il tetto mentre splende il sole"
Parafrasando Lagarde, era stato proprio David Lipton, numero due del Fondo Monetario Internazionale, intervenuto all'undicesima edizione dell'Asian Financial Forum a Hong Kong la settimana scorsa, a dire che questo è il momento giusto per "riparare il tetto mentre splende il sole", alla luce della ripresa dell'economia globale.
Ogni mossa di Pechino pesa sul mondo
Il FMI riconosce alla Cina un importante ruolo di leadership globale. "È tempo che il mondo prenda in considerazione le ripercussioni delle politiche di Pechino", aveva detto Lipton, come fatto in passato con Usa e Giappone. Basta studiare le statistiche. "La Cina cresce ogni anno del 6,5%, un tasso equivalente in termini reali alla dimensione dell'economia turca; ogni tre anni cresce con lo stesso peso dell'economia russa", aveva detto Norman Chan, capo della Hong Kong Monetary Authority. La Cina ha un peso sempre maggiore nell'economia globale. "Sono circa 100 i Paesi il cui Pil deriva per l'80% dai commerci con la Cina", aveva sottolineato il vice direttore del FMI. Belt and Road (BRI, La Nuova Via della Seta), l'iniziativa di connessione infrastrutturale via terra e via mare tra Asia, Africa ed Europa, promossa dal presidente cinese, Xi Jinping, nel 2013, "sta dando un forte impulso all'economia di molti Paesi (sono in tutto 51 le regioni attraversate dai corridoi economici); per alcuni di questi BRI è responsabile del 30% del Pil", aveva spiegato.
Per la Cina i dazi Usa “peggioreranno la situazione a livello globale”
"Oggi la preoccupazione maggiore riguarda la sostenibilità della crescita globale", aveva poi scandito Lipton. "Il governo cinese deve investire meno nel settore pubblico, più nel privato, riformare gradualmente il sistema fiscale, continuare a ridimensionare le imprese di stato, aumentare la spesa su sanità ed educazione". Lipton ha definito la Cina "la voce della ragione" nelle questioni del commercio globale, ma il Paese "deve ridurre le barriere ai commerci e agli investimenti".
Proprio oggi la Cina risponde con forte insoddisfazione all’approvazione di dazi sull’importazione di componenti per pannelli solari e grandi lavatrici da parte degli Stati Uniti, che considera un “abuso”. La decisione degli Stati Uniti, sostiene il capo dell’Ufficio per le Indagini e i Rimedi Commerciali del Ministero del Commercio di Pechino, Wang Hejun, “è un abuso di ricorsi ai rimedi commerciali e la Cina esprime forte insoddisfazione” a riguardo.
“L’adozione di misure restrittive contro i pannelli solari importati e le lavatrici non è solo di detrimento a uno sviluppo salutare delle industrie negli Stati Uniti, ma peggiorerà anche la situazione commerciale a livello globale”. La Cina, promette il funzionario del Ministero del Commercio di Pechino, “lavorerà con i membri del Wto”, l’Organizzazione Mondiale del Commercio, “per difendere con risolutezza i propri interessi legittimi, in risposta a un’erronea decisione degli Stati Uniti”.
In Asia ci sono "grandi vincitori e piccoli vincitori"
L'Asia sta attraversando un periodo di crescita positivo dove non ci sono "vincitori e vinti" ma "grandi vincitori e piccoli vincitori", sono ancora le parole di Lipton. A ciascuno una fetta (proporzionata) di torta. A preoccupare il Fondo Monetario sono i livelli di debito dei Paesi più piccoli.
Lipton ha rievocato il discorso del presidente cinese Xi Jinping a Davos in difesa della globalizzazione, sottolineando che si è trattato di un forte segnale di leadership. Ma la Cina deve "fare di più" per garantire che le proprie leggi e pratiche siano in linea con la condotta che viene richieste a una "economia moderna". I riflettori del World Economic Forum non saranno puntati su di lui, ma la presenza a Davos del principale consigliere economico di Xi Jinping, Liu He, potrebbe dare un segnale alla platea di politici, economisti, imprenditori ed esponenti della finanza internazionale su quale direzione intenda prendere la Cina per “creare un futuro condiviso in un mondo frammentato”, il tema del meeting di quest’anno.