La Cina dà il via alla sessione annuale di lavori dell’Assemblea Nazionale del Popolo, il parlamento cinese, che quest’anno avrà il compito di completare il ricambio della classe dirigente cominciato già lo scorso ottobre con il diciannovesimo Congresso del Partito Comunista Cinese e di ratificare le modifiche alla Costituzione proposte dal Comitato Centrale del partito, l’organo direttivo di circa 400 membri, alla fine di febbraio scorso. La sessione di lavoro dell’Assemblea Nazionale del Popolo procede parallelamente a quella della Conferenza Consultiva Politica del Popolo Cinese, cominciata con due giorni di anticipo il 3 marzo scorso.
Riflettori puntati sulle modifiche alla Costituzione
I riflettori saranno puntati soprattutto sulle modifiche alla Costituzione e in particolare sull’emendamento che prevede l’eliminazione del vincolo del doppio mandato per il presidente e per il vice presidente cinese, introdotto nel 1982. L’eliminazione del vincolo spiana la strada a Xi Jinping, presidente cinese dal 14 marzo 2013, per un incarico a tempo indefinito. Il voto sull’emendamento alla costituzione è in programma per l’11 marzo prossimo, e le attese sono per l’approvazione unanime da parte dei delegati.
I delegati dell’Anp dovranno votare anche le altre modifiche alla Costituzione cinese, le prime dal 2004.
Tra queste è previsto:
- l’ingresso del pensiero di Xi sul socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova era, già entrato nella carta fondamentale del Pcc a ottobre scorso.
- In attesa di approvazione c’è anche la proposta di creare una commissione di supervisione degli organi dello Stato, che “non avrà super-poteri” ha confermato oggi il ministro alla Supervisione, Yang Xiaodu, ma che “punirà senza dubbio i funzionari che si ostinano ad andare per la loro strada”,
- e l’introduzione di un giuramento di fedeltà alla Costituzione da parte dei funzionari pubblici al momento di assumere l’incarico.
Annuncio degli obiettivi di crescita
L’apertura dei lavori dell’Anp è anche il momento in cui la Cina svela i propri obiettivi per l’anno in corso. Per il 2018, la Cina ha mantenuto inalterato l’obiettivo di crescita attorno al 6,5%, lo stesso fissato lo scorso anno e superato dal risultato finale di una crescita al 6,9%. L’obiettivo è quello di raggiungere un tasso di crescita stabile e di controllare i rischi di sistema. Le spese militari, per il 2018, subiranno un incremento rispetto al tasso di crescita dello scorso anno: quest’anno sono all’8,1%, contro un previsto aumento del 7% nel 2017. La Cina ha anche completato la riduzione degli organici dell’esercito di trecentomila unità, secondo quanto confermato oggi dal premier, fissato come obiettivo da Xi nel settembre 2015. Li ha poi sottolineato che la Cina continuerà ad aprire il proprio mercato interno, anche se ha citato, in un passaggio della relazione, il permanere di incertezze a livello globale, in un riferimento indiretto alle tensioni commerciali con gli Stati Uniti.
I rinnovi della leadership
I rinnovi delle cariche statali e i nuovi nomi ai posti chiave dello Stato sono un altro tema sotto i riflettori. Se la riconferma di Xi a presidente cinese (per il secondo mandato) viene data ampiamente per scontata, l’interesse, in questo caso, si sposta sulla figura del vice presidente. Principale candidato, secondo i pronostici, è Wang Qishan, l’ex zar anti-corruzione che figura tra i delegati all’Assemblea Nazionale del Popolo. Per Wang è prevista anche una delega al rapporto con gli Stati Uniti, confidando nella sua esperienza politica per affrontare le tensioni, soprattutto in campo commerciale, tra le prime due economie del pianeta. Un altro posto visto come vacante a breve, è quello di governatore della banca centrale, per oltre quindici anni occupato da Zhou Xiaochuan, l’attuale governatore. Tra i candidati più probabili a sostituirlo al timone dell’istituto che regola la politica monetaria ci sono il consigliere economico del presidente cinese, Liu He, e l’attuale capo della China Banking Regulatory Commission, l’ente a vigilanza del settore bancario, Guo Shuqing. Liu, però, viene visto soprattutto come principale candidato per un ruolo da vice premier con delega all’economia, per la fiducia riposta in lui da Xi.