di Antonio Talia
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Pechino, 21 mar.- Con una mossa senza precedenti il ministero della Giustizia di Pechino ha ordinato a tutti gli avvocati di prestare un giuramento di fedeltà al Partito Comunista Cinese. Nella nota diffusa mercoledì sul suo sito, il ministero sostiene che il giuramento è necessario per "stabilire fermamente all'interno del vasto circolo dei giuristi la fede nel socialismo con caratteristiche cinesi" e "affinare l'ideologia politica tra gli avvocati".
La misura si applicherà tanto ai praticanti che agli avvocati cinesi che intendono rinnovare il tesserino necessario a esercitare la professione forense. "Prometto di perseguire la missione del socialismo con caratteristiche cinesi nella fedeltà alla patria e al popolo-recita il giuramento- e di sostenere il ruolo di guida del Partito Comunista Cinese".
In Cina la categoria degli avvocati è da sempre vista con sospetto dalla leadership, che teme una possibile sfida al ruolo del PCC attraverso la richiesta di applicazione delle regole del giusto processo, ma questa è la prima volta in assoluto in cui si chiede ai giuristi di affermare la loro fedeltà al Partito.
Un diffuso movimento di "avvocati dei diritti umani"- portavoce dell'applicazione di norme vigenti, ma che rimangono spesso lettera morta - è da tempo nel mirino del governo."Penso che si tratti di una regola inappropriata - ha dichiarato alla Reuters Mo Shaoping, tra gli esponenti del movimento - e che un avvocato debba solamente rispettare la legge e fare gli interessi del suo assistito. Se il giuramento chiede fedeltà al Partito, ciò potrebbe escludere dall'esercizio della professione chi ha un diverso credo politico o religioso. Questa regola influenzerà negativamente lo sviluppo del sistema giuridico in Cina".
"Non vedo su quale base legale il ministero possa decidere una cosa del genere – ha dichiarato Pu Zhiqiang, un avvocato che ha spesso difeso i cittadini in casi politicamente sensibili - e tutto ciò provocherà un conflitto tra chi vuole essere indipendente e chi sostiene la volontà del partito. E'mia opinione che il Partito Comunista Cinese sia il più grande ostacolo alle regole del giusto processo in Cina".
La decisione del ministero arriva in un momento estremamente delicato, a ridosso del 'caso Bo Xilai', la più scottante controversia politica che ha scosso il PCC negli ultimi anni, e a qualche mese di distanza dalla transizione che nell'autunno prossimo porterà al potere una nuova generazione di leader.
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