Un anno fa fu il 're dei produttori' cinematografici di Hollywood, Harvey Weinstein, oggi l’aspirante giudice della Corte Suprema americana Brett Kavanaugh: dodici mesi in cui il movimento #Metoo, nato per denunciare le molestie sessuali dentro e fuori il luogo di lavoro, ha modificato la percezione stessa del rapporto tra i generi. Nonostante qualche pagina opaca.
L'inchiesta del New York Times
Tutto inizia il 5 ottobre 2017, quando il New York Times riporta le testimonianze di alcune attrici che dicono di essere state molestate da Weinstein nel corso di quasi tre decenni. Successivamente il produttore viene accusato di stupro e violenze sessuali da decine di donne - legate al mondo del cinema, più o meno note - e vengono aperti alcuni procedimenti penali. Al momento sono in corso i processi, ma Weinstein è libero su cauzione (un milione di dollari).
La battaglia sui social
È l’hashtag lanciato con un semplice tweet dall’attrice americana Alyssa Milano, il 15 ottobre, a battezzare il movimento come #MeToo: “Se sei stato molestata o violentata sessualmente, scrivi ‘me too’ (anche io) come risposta a questo tweet”, scrive Milano, generando una valanga di risposte e testimonianze a livello internazionale.
Attori e politici nel mirino
L’attore Kevin Spacey viene accusato a fine ottobre 2017 di aver molestato diversi uomini di cui alcuni minorenni e licenziato dalla serie tv di successo, House of Cards, di cui era protagonista e cancellato dall’ultimo film di Ridley Scott, “All the Money in World”.
Nel Regno Unito cadono le teste di alcuni politici: il ministro della Difesa, Michael Fallon, è accusato di molestie sessuali e si dimette il 1° novembre 2017, mentre il vice premier conservatore, Damian Green, fa lo stesso il 20 dicembre.
Le critiche di Deneuve
Tra la reazione delle donne dello spettacolo, spicca quella dell’attrice francese Catherine Deneuve, la quale a gennaio scorso lancia un appello, firmato da un centinaio di donne, in cui difende “la libertà di importunare” degli uomini, salvo poi scusarsi con le vittime di abusi.
A febbraio, l’islamologo svizzero, Tariq Ramadan, viene incriminato in Francia e incarcerato per sette mesi, con l’accusa di aver stuprato due donne, che lo hanno denunciato nell’autunno dell’anno scorso. Al momento è in corso un’indagine in Svizzera.
Salta il Nobel
#MeToo ha travolto anche il prestigioso premio Nobel. A maggio, il regista e fotografo franco-svedese, marito della poetessa Katarina Frostenson, membro dell'Accademia svedese, è accusato di stupro e il 1° ottobre viene condannato a due anni di prigione.
Su di lui, responsabile della cancellazione del Premio Nobel per la Letteratura nel 2018, pendono le accuse di 18 donne.
Argento, da vittima a carnefice
In questo anno di#MeToo è successo anche che una vittima, tra le accusatrici più illustri di Weinstein, finisse nella posizione di imputata. È stato così per l’attrice Asia Argento, accusata ad agosto dal collega Jimmy Bennet di abusi sessuali, commessi ai suoi danni quando era ancora minorenne, nel 2013.
Argento respinge le accuse e solo dopo alcune settimane ammette di aver avuto rapporti sessuali con il giovane, spiegando però che è lui che le è “saltato letteralmente addosso”; aggiunge poi di non sapere che il giovane fosse all'epoca minorenne. L’attrice è stata esclusa dal programma X Factor, dove partecipava in qualità di giudice.
Bill Cosby la prima vittima di #Metoo, in prigione per stupro
È il primo vip di Hollywood a finire vittima dell'era MeToo: l'attore è stato condannato in via definitiva e da fine settembre è in carcere per violenza sessuale
Da Hollywood alla Corte Suprema Usa
#MeToo ha incoraggiato diverse donne a venire allo scoperto: a settembre 2018, tre donne accusano di aggressioni sessuali il giudice Brett Kavanaugh, candidato del presidente Donald Trump alla Corte Suprema; di queste, una - Christine Blasey Ford - è ascoltata in una storica audizione alla commissione Giustizia del Senato.
Al momento sul caso indaga l’Fbi. Infine, proprio mercoledì Kathryn Mayorga - la donna che ha denunciato di essere stata violentata dal calciatore della Juventus, Cristiano Ronaldo, nel 2009 a Las Vegas - ha detto di essersi decisa a parlare, perché “incoraggiata” dal movimento #MeToo.
Ronan Farrow, da bimbo prodigio a premiato cronista #Metoo
Avvocato, diplomatico, scrittore e giornalista, Ronan Farrow, bambino prodigio, ha vinto un Premio Pulitzer per i suoi esplosivi articoli su The New Yorker: unico figlio biologico di Mia Farrow e Woody Allen (o forse di Frank Sinatra), 30 anni, è l'autore di buona parte degli articoli che hanno messo in ginocchio Weinstein. Le denunce gli hanno fruttato il Pulitzer per il servizio pubblico, condiviso con due giornalisti del New York Times.