Cosa significa per il mondo (e l'Europa) l'intesa Trump-Macron
Cosa significa per il mondo (e l'Europa) l'intesa Trump-Macron
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"Make France great again"

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Macron avrà pure vinto le elezioni sventolando la bandiera dell'europeismo ma il suo obiettivo, citando uno slogan caro al suo ospite, è "fare la Francia di nuovo grande", sfoderando tutta la grandeur della quale la Francia è capace. Grandeur che è potenza simbolica. Prima ha accolto Vladimir Putin nella Reggia di Versailles, poi Trump, con tutti gli onori, a Les Invalides, il complesso militare che fu costruito dal Re Sole e ospita le spoglie mortali di Napoleone. Il messaggio è chiaro: la Francia è tornata e, con la Gran Bretagna fuori dai giochi, è lei la nazione che rappresenta l'Unione Europea tra i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, forte di quella 'force de frappe', di quelle armi nucleari che mancano alla Germania, sempre riluttante a impegnarsi sugli scenari internazionali. Una Germania che rischia di essere spiazzata dal nuovo protagonismo di Parigi, che ha recuperato al consesso internazionale un leader apparso isolato a Taormina, tanto da far scrivere ai giornali che non di un G7 si era trattato ma di un "G6 più uno".
 Macron e Trump
 Afp -  Macron e Trump

Divisi (per ora) sul clima, uniti sulla Siria

L'isolamento di Taormina era legato principalmente al proposito di Trump di uscire dall'accordo di Parigi sul clima. Qua il presidente francese sembra aver ottenuto un primo risultato. L'imprevedibile Donald ha aperto alla possibilità di un ripensamento. "Se succederà sarà meraviglioso, altrimenti sarà ok lo stesso", ha sottolineato Trump. E se le divergenze permarranno, ha assicurato Macron, "ciò non avrà assolutamente alcun impatto sulle discussioni che stiamo avendo su altri punti". In primo luogo la lotta al terrorismo dove, ha aggiunto il presidente francese, Parigi e Washington "sono sulla stessa linea". E poi la Siria, dove la Francia è il secondo membro della coalizione occidentale per forze sul campo, dopo gli Usa.
 Trump e Macron assistono alla parata del 14 luglio
 Trump e Macron assistono alla parata del 14 luglio
Il cambio di passo rispetto a Hollande, su questo fronte, è enorme. Il presidente socialista era stato tra i più fervidi sostenitori di un intervento teso a rovesciare Bashar al-Assad, anche a costo di strizzare l'occhio a formazioni ribelli di ispirazione jihadista, e il suo ministro degli Esteri, Laurent Fabius, aveva pubblicamente attaccato Barack Obama per aver evitato di inviare truppe e di rischiare così un confronto con la Russia dagli esiti imprevedibili. Mentre le sue teste di cuoio danno una caccia spietata ai foreign fighter transalpini in Iraq, l'atteggiamento di Macron nei confronti del presidente siriano è simile a quello (a volte un po' confuso) di Trump. Bastone e carota. Da una parte la promessa di dure rappresaglie se un altro attacco chimico dovesse essere attribuito a Damasco, dall'altra la rimozione di Assad dal potere non è più considerata condizione necessaria per far partire il processo di pace. Processo di pace sul quale Trump ha ostentato ottimismo. Dopo il primo cessate il fuoco concordato con Putin, il presidente Usa ha annunciato che sta lavorando su "un secondo cessate il fuoco in un'area molto problematica della Siria" con il coinvolgimento di altre fazioni coinvolte, il che permetterà "che non volino più pallottole di punto in bianco".
 Le due coppie presidenziali cenano al secondo piano della Torre Eiffel
 Le due coppie presidenziali cenano al secondo piano della Torre Eiffel

Il multilateralismo riparte da Parigi

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