Trasmettere le notizie usando una sagoma di cartone, due telecamere, un paio di telefonini e i mezzi pubblici. Così alcuni giornalisti e artisti venezuelani hanno trovato un modo efficace per combattere la censura mediatica imposta dal regime di Nicolas Maduro. Senza violenza o forzature, senza azioni dimostrative o tafferugli con le forze dell’ordine. Semplicemente fondando un’emittente televisiva che vive solo sui social e sui mezzi pubblici. Online e offline. El Bus TV.
Come racconta la CNN, i giornalisti salgono sugli autobus chiedendo all’autista se possono procedere alla lettura del loro telegiornale. Quando il permesso viene accordato si sistemano in mezzo ai pendolari leggendo numeri e fatti. Spesso citano la costituzione sottolineando i valori di un popolo storico che si sta ribellando contro un potere anti-democratico. È una forma di protesta, nata alla fine di maggio, che ha avuto un discreto successo tra i passeggeri degli autobus di Caracas e che il mondo sta iniziando, ora, a raccontare. Lo ha fatto il Wall Street Journal ricordando come, negli ultimi dieci anni, 111 mezzi d’informazione (giornali, radio e televisioni) hanno chiuso le loro trasmissioni a causa delle regole e delle sanzioni imposte da Maduro. L’accusa? Diffondere fake news per destabilizzare il governo. La verità? Sopprimere ogni forma di contestazione.
Un canale Youtube
I primi video di El Bus TV sono già disponibili su un canale youtube dedicato. Laura Castillo, tra i fondatori, ricorda che “c’è un pubblico che non viene informato su cosa sta succedendo. Per questo abbiamo pensato che fosse necessario portare loro notizie e aggiornamenti. Anche perché sono sempre di più quelli non possono accedere a internet e sui social”. L’obiettivo è quello di raccontare le brutali repressioni che gli oppositori di Maduro stanno subendo e lo stato fallimentare in cui versa l’economia venezuelana. Senza colore politico, senza appartenere a nessuna bandiera. La linea editoriale è semplice: indipendenza e un’anima no-profit. Creatività e speranza. Due puntate, per ora. Ma è solo l’inizio. “Stiamo avviando un processo di formazione istruendo le persone su qualcosa che non conoscono”.
Una piccola pattuglia
Sono partiti in 6: insieme a Laura ci sono Claudia Lizardo, Victor Rodríguez, Nicolás Manzano, Aprile Mejias, Maria Gabriela Fernandez. Scrivere i loro nomi è importante. Presto saranno molti di più. Negli ultimi giorni, infatti, sono arrivate molte richieste per far parte di questa redazione itinerante e un gruppo è già nato in una seconda città del Paese, Valencia. “L’informazione è un diritto e noi continueremo a portarla in giro. Siamo giornalisti. Per noi è come tornare alle origini. Qui, vi assicuro, ci sono tanti ragazzi che non hanno mai visto un telegiornale”. E non è finita qui. Sono già pronte altre versioni del progetto. “Plaza Tv” e “Metro Tv”. Perché, in fondo, per fare informazione oggi basta avere una sagoma di cartone, un tele-obiettivo, un foglio di carta che racconti i fatti, un pubblico incuriosito e tanta, tantissima, forza di volontà.