Ha aperto i battenti ad Amsterdam il primo bordello gestito dalle stesse prostitute. Un tentativo di migliorare le condizioni di lavoro delle operatrici del sesso, di renderle indipendenti dai protettori e mettere così un freno al controllo della criminalità organizzata su questo lucroso mercato.
Il nuovo ritrovo in città può contare su ben 14 finestre che si estendono su 4 edifici nel quartiere a luci rosse della città, ed è gestito dalla fondazione My Red Light, il primo collettivo di prostitute olandesi. “Tutto in questo progetto, dalle statue alla decorazione delle stanze, è stato pensato da noi”, ha confermato una delle persone coinvolte al Guardian. “La speranza – ha aggiunto – è che possa offrire un luogo di lavoro piacevole, dove possiamo essere e sentirci le benvenute”.
Uno spazio per lavorare ma anche per socializzare tra di loro
Proprio per questo, nel bordello è stato ricavato uno salotto esclusivo per le prostitute, dove i clienti non possono entrare, per riposarsi e interagire. Inoltre, le stanze sono più grandi e colorate rispetto a luoghi simili nel quartiere, e si sta pensando di organizzare per le ragazze corsi di massaggi ma anche di gestione contabile.
“Saranno loro stesse a determinare i termini di affitto e le ore di lavoro”, ha spiegato Marieke de Ridder, parte del consiglio di supervisione del My Red Light, che si è detta “molto emozionata per questo esperimento”. “Se funziona, avremo un nuovo modello di prostituzione. E poi siamo ansiose di vedere come reagiranno sul lungo periodo i residenti del quartiere e i proprietari delle altre finestre. Ci verranno incontro o si opporranno?”.
Iniziativa privata con il sostegno del municipio
A inaugurarlo è stato il sindaco Eberhard van der Laan, che ha sostenuto con forza il progetto, tanto che è stato ribattezzato il “bordello municipale”. In realtà, ha spiegato Sonja Pol dell’amministrazione cittadina, “il sindaco ha fatto tutto quello che era in suo potere per aiutare a farlo partire, lo studio di fattibilità, la valutazione del rischio, portare le parti al tavolo, trovare investitori e finanziatori”. Ma, ha aggiunto, “ora noi non giochiamo più alcun ruolo nel progetto, lo monitoriamo solamente per i prossimi due anni”.
L’iniziativa ci interessa perché può contribuire all’emancipazione delle lavoratrici del sesso di Amsterdam: quando possono dire la loro in quello che fanno, dove, come e quando, diventano meno dipendenti da altri”. In questo modo acquisiscono conoscenze, esperienza e una posizione.
L’Olanda ha legalizzato la prostituzione nel 2000 nella speranza che questo avrebbe contribuito a creare un ambiente sano e pulito, liberandolo dal controllo dei magnaccia e della criminalità organizzata. Ma non è andata così. Per cercare di mettere un freno alla situazione, nel 2007 le autorità avevano cominciato a chiudere le finestre nel quartiere a luci rosse ma l’iniziativa si era ritorta contro le ragazze. In questo modo si spera di contribuire a renderle indipendenti. Nel 2012, il Comune ha lanciato un programma quinquennale per “mettere fine al traffico di esseri umani e allo sfruttamento nel settore della prostituzione”.Per i critici è un’illusione, “non si possono avere garanzie”
Non tutti, però, sono entusiasti: Se per i promotori è un “sogno che diventa realtà”, per i critici come Karin Werkman è discutibile. Per la ricercatrice, “non si può veramente sapere se la donna che affitta una finestra debba dare o meno il suo incasso a un magnaccia”. “La prostituzione - ha sottolineato - è una forma di sfruttamento sessuale e anche in un ambiente controllato non possono esserci garanzie di una prostituzione ‘pulita’”.
Secondo lei, gli unici a beneficiarne sono i clienti che così facendo “possono dirsi di fare uso di una prostituzione ‘pulita’, ma è un’illusione”. Un altro nodo è il coinvolgimento dell’amministrazione cittadina. “Stanno cercando di fare qualcosa di estremamente innovativo ed è nel loro interesse che vada bene. Ma se dovesse andare male qualcosa, se dovesse venire fuori che sono coinvolti dei magnaccia, verremmo informati?”.
Ma dal comune hanno risposto che “questa non è la soluzione ai problemi dell’industria del sesso, lo sappiamo bene. Stiamo cercando di dare potere alle lavoratrici del sesso”.