Dopo Cuba, il Vaticano potrebbe essere coinvolto in in un tentativo di mediazione per risolvere la grave crisi politica che sta squassando il Venezuela, dove gli scontri dei giorni scorsi tra manifestanti antigovernativi e lealisti hanno causato finora almeno 26 morti. Venerdì scorso in Vaticano la ministra degli Esteri argentina, Susana Malcorra, ha parlato a lungo con Papa Francesco della crisi a Caracas e avrebbe raccolto la sua disponibilità "a dare qualche forma di appoggio" al dialogo fra opposizione e governo. Il Vaticano, però, attraverso il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, già da dicembre ha dettato quattro condizioni al presidente Nicolas Maduro per un suo coinvolgimento: via libera ad arrivo di aiuti umanitari, un calendario per le elezioni; restituzione delle prerogative al Parlamento e scarcerazione dei prigionieri politici.
Un'economia in poltiglia
Ad aver esacerbato la tensione è la gravissima crisi economica nel quale il Paese è precipitato in seguito all'effetto combinato del crollo del prezzo del petrolio, dal cui export l'economia venezuelana dipende in larghissima parte, e della crisi valutaria dei mercati emergenti, che hanno innescato una spaventosa iperinflazione. Ed è da mesi che si registra una penuria di beni di prima necessità nei supermercati.
Intanto l'opposizione torna in piazza. I dimostranti legati alle forze ostili al governo bolivarista chiedono elezioni anticipate. Fin dalle prime ore della giornata tutte le principali strade della capitale Caracas sono sotto il controllo degli agenti in tenuta anti-sommossa e dell'esercito e sono state chiuse tutte le stazioni della metropolitana. Obiettivo dei manifestanti il centro della città, considerato il bastione del potere di Maduro. In risposta alle iniziative dell'opposizione, il Partito socialista (Psuv) al potere ha chiesto alla "gioventù rivoluzionaria" di ritrovarsi attorno al palazzo presidenziale di Miraflores per "difendere la pace". Maduro, erede politico del presidente socialista Hugo Chavez, morto nel 2013, ha fatto appello ai suoi sostenitori: "Sconfiggeremo la violenza e il colpo di Stato".
La magistratura denuncia violazioni
Le ultime quattro vittime delle proteste antigovernative iniziate il 4 aprile si sono registrate negli scontri di lunedì a Merida, nell'ovest del Paese latino americano, dove gruppi armati chavisti hanno attaccato un raduno dell'opposizione e un palazzo da cui venivano scanditi slogan contro il presidente, Nicolas Maduro. Il bilancio è stato fornito dalla procuratrice generale, Luisa Ortega Diaz, che ha denunciato anche molti casi di arresti irregolari, come i 38 oppositori fermati dalla Guardia Nazionale nello stato di Nueva Esparta, che comprende le isole al largo del mare Caraibico per i quali non è stato redatto alcun verbale che spiegasse la flagranza di reato. La procuratrice ha invitato le forze dell'ordine al rispetto delle procedure, limitando il ricorso alla custodia cautelare.