Tornano a sperare i detenuti nel braccio della morte dell'Arkansas. Dopo settimane di caos, petizioni e denunce, seguite all'annuncio di 8 esecuzioni in 11 giorni, un giudice dello Stato ha emesso un'ordinanza che blocca temporaneamente l'uso del bromuro di rocuronio, uno dei tre farmaci usati per le iniezioni letali.
Le case farmaceutiche contrarie all'uso dei loro prodotti per le esecuzioni. "Noi salviamo vite"
La decisione del giudice Wendell Griffen arriva in seguito alle proteste di quattro case farmaceutiche, che avevano espresso preoccupazioni per le modalità con cui il dipartimento carcerario aveva ottenuto il bromuro, sostenendo di essere state tenute all'oscuro, al momento della vendita, sull'uso reale a cui era destinato. La Fresenius Kabi Usa e la West-Ward Pharmaceuticals, avevano citato in giudizio l'Arkansas per essersi procurato, a loro insaputa, loro prodotti per eseguire le otto condanne a morte entro la fine del mese.
Le due compagnie ritengono che l'uso dei loro prodotti nelle iniezioni letali non solo "è contraria alla loro missione di salvare e migliorare le vite dei pazienti" e "comporta, non solo un rischio per la salute pubblica, ma anche rischi legali, fiscali e reputazionali". In particolare, la McKesson Corporation, distributore della Pfizer, è andata in tribunale denunciando il fatto che lo Stato avesse mentito sull'utilizzo. Il sistema carcerario statale "non ha mai reso pubbliche le modalità d'uso di questi prodotti", ha scritto un avvocato della compagnia in una lettera ottenuta dal New York Times. "Al contrario - si legge - l'acquisto è partito da un account legato alla licenza di un dottore, che faceva implicitamente pensare che i farmaci fossero destinati a scopi medici". Nonostante in genere le "Big Pharma" siano contrarie a legare i propri prodotti alla pena di morte, raramente si era vista una rottura simile tra le compagnie e uno Stato.
Il boia dell'Arkansas era fermo dal 2005 e il farmaco stava per scadere
Da quando la pena di morte è stata reintegrata dalla Corte suprema nel 1976, non era mai capitato che ci fosse un numero così alto di esecuzioni in meno di due settimane, da lunedì 17 fino al 27 aprile. Secondo i dati del 'Death Penalty Information Center', nessuno Stato ha mai giustiziato tante persone in un lasso di tempo così breve dal 1976, anno in cui la pena di morte era stata reintegrata dalla Corte suprema. I numeri più sostanziosi venivano sinora dal Texas: otto condannati uccisi tra maggio e giugno del '97. Il boia in Arkansas era fermo dal 2005, soprattutto a causa del difficile accesso ai farmaci utilizzati. Da dodici anni non si registravano esecuzioni in Arkansas e la sospensione era legata soprattutto alle complicazioni nell'accedere ai farmaci utilizzati per le iniezioni letali. Di qui la fretta del governatore repubblicano Asa Hutchinson: le scorte di midazolam, l'anestetico utilizzato nelle iniezioni, scadranno alla fine del mese.
Troppe iniezioni moltiplicherebbero il rischio di errore
I condannati, quattro bianchi e quattro afroamericani, hanno commesso undici omicidi complessivi tra l'89 e il 99. Per le associazioni che si oppongono alla pena di morte, l'effetto di tante esecuzioni sarebbe quello di moltiplicare il rischio di errori che causerebbero maggiori sofferenze ai condannati. Lo stesso uso del cocktail di farmaci è messo in discussione visti i precedenti: in passato è capitato che i carcerati impiegassero molto tempo a morire, tra dolori atroci.
Associazioni per i diritti civili ed ex guardie carcerarie unite nelle proteste
Il clima è teso, le opinioni divise in questo stato della Bible Belt (la cintura della Bibbia), ovvero l'area conservatrice e religiosa a sud-est degli Stati Uniti, a forte maggioranza evangelica. L'università dell'Arkansas ha rilevato che nello Stato i cittadini favorevoli sono il 71%, contro il 19% dei contrari, nonostante su scala nazionale il supporto alla pena di morte sia in costante diminuzione (per il Pew Research Center il 49% degli americani è a favore, il 42% contrario). Sono stati in tanti a fare pressioni per uno stop. Anche l'Arkansas Coalition to Abolish the Death Penalty aveva organizzato manifestazioni davanti al palazzo del governatore. Alcune ex guardie hanno protestato con una lettera, preoccupate anche per i pesantissimi effetti psicologici che così tante esecuzioni avranno sui loro colleghi. Il governatore, intanto, fa i conti con la difficoltà a trovare volontari che assistano alla procedura. Secondo le leggi dello Stato, infatti, è necessario che ci siano almeno sei cittadini che non abbiano legami con le vittime e i condannati.
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