A causa della “supremazia bianca”, dopo la fine della Guerra Civile, sono morte negli Stati Uniti 5mila persone di colore. Rj Ramey, fondatore di Auut Studio, realtà che crea risorse per educatori e insegnanti, ha realizzato una mappa per documentare tutti gli omicidi causati dall’odio razziale in cent’anni di storia americana. Una mappa fatta di puntini colorati che identificano l’appartenenza “etnica” delle vittime: neri, nativi americani, cinesi, latini. E italiani. Sì, all’interno della mappa è possibile anche leggere le storie dei nostri connazionali che, più di un secolo fa, venivano ingiustamente perseguitati perché non considerati “bianchi”. Storie che sono fatte anche di numeri. Nel 1890, ad esempio, erano 9, in media, le persone che venivano uccise perché non appartenenti alla razza dominante. Nei successivi vent’anni il numero si mantenne stabilmente a quota 7.
Il lavoro di Monroe Nathan Work
Per realizzare la mappa, Ramey è partito dal lavoro di Monroe Nathan Work (1866-1945), sociologo e attivista per i diritti civili che, per tutta la vita, raccolse cronache relative ai casi di omicidio a sfondo razziale avvenuti negli Stati Uniti. "Un lavoro che mi ha lasciato senza fiato", ha detto al sito Co.Exist. Ci sono voluti 5 anni per trasformare quella documentazione, conservata all’interno dell’archivio della Tuskegee University, in Alabama, in un progetto multimediale di questa complessità. Un progetto che ora è diventato un sito, Monroe Work Today, con testimonianze e storie. E dettagli. Spesso raccapriccianti.
Cosa ci insegna questa mappa nell’era di Donald Trump
In un’epoca in cui si torna a parlare di muri e divisioni, questa mappa assume un ruolo fondamentale. Il governo Trump, in carica da pochi giorni, è costituto per la stragrande maggioranza di uomini bianchi e ricchi. Spesso con un passato militare alle spalle. In questo lavoro di Quartz, anch’esso interattivo, trovate tutti i dettagli delle nomine. Trump, inoltre, ha vinto le elezioni promettendo il pugno di ferro contro gli immigrati ispanici (per la prima volta, dal 1988, nessun rappresentante di questa minoranza troverà posto intorno al tavolo della White House Cabinet Room) e declamando slogan in favore di un protezionismo spinto. Gli americani, prima di tutto. Una deriva che la memoria, come ricorda Ramey, può combattere: "Non avevo mai veramente capito l'ampiezza e la profondità di quest’atrocità. Questa è la nostra storia. E credo che ogni bambino dovrebbe conoscerla".