Da metà gennaio Pechino inizia a svuotarsi. Il traffico caotico diminuisce. La stazione centrale brulica di persone che tornano a casa per festeggiare il capodanno lunare. Manca poco all’inizio del Chunjie, la Festa di Primavera.
E con l’inizio dell’anno del Gallo, è atteso anche il Chunyun: la migrazione all’interno della Cina per il ritorno in famiglia. Centinaia di milioni di persone si sposteranno per tutto il territorio, producendo il più grande esodo (e contro-esodo) dell’umanità, che si verifica con cadenza annuale nel periodo di feste più importanti della Cina. Il cuore delle celebrazioni di quest’anno comincia oggi, vigilia del capodanno, e si protrarrà fino al 2 febbraio prossimo: in autobus, treno, aereo, nave e auto si sposteranno, per tutta il Paese, 414 milioni di persone. Ma i numeri complessivi dell’esodo interno sono molto più alti e prendono in considerazione un periodo di circa quaranta giorni, che quest’anno vanno dal 13 gennaio scorso al 21 febbraio prossimo.
La chiamano la più grande migrazione dell’anno. Vanno tutti di fretta. Tra di loro ci sono soprattutto i lavoratori migranti, spinti dalla corsa all’urbanizzazione a lasciare la campagna per trasferirsi in città (nel 2015 oltre il 56% della popolazione vive nelle aree urbane), rischiando in molti casi di perdere i diritti sulla terra per via del sistema dell’hukou - il permesso di residenza che vincola i cittadini al luogo di nascita - e che il governo dal 2014 sta riformando con schemi pilota per ridurre le disuguaglianze tra popolazione urbana e rurale, che in città è sprovvista di welfare. Come Pechino, anche altre metropoli si svuotano: la “popolazione fluttuante” conta 247 milioni persone.
Sopra il brusio collettivo la voce metallica dell’annunciatrice. La stazione è circondata da uomini della sicurezza. Difficile distinguere i borseggiatori dagli agenti in borghese. Alcune persone sprovviste di biglietto sono arrivate da molte ore per mettersi in fila. Altre hanno già comprato il biglietto online e sonnecchiano sedute su pacchi e valigie. O mangiano 'noodles' istantanei. Quest’anno la stazione è meno caotica degli anni passati. “Hanno aumentato il numero di treni nel periodo di festa e si viaggia meno stretti”, racconta al New York Times Yang Guibao, 64 anni, addetto alle pulizie.
Ognuno di questi volti racconta una storia diversa. Le facce stanche per lo stress e l’aria malsana fanno da contrasto alla modernità della stazione. Xu Zhengming è arrivato da un villaggio vicino a Chengdu, nel Sichuan, per lavorare in un cantiere. Trasporta un televisore che vuole regalare al padre, rimasto a vivere a mille miglia di distanza. C’è anche chi torna dai familiari senza regali perché non è riuscito a mettere da parte i soldi per comprarli. La vita a Pechino costa cara. Chi vive qui guadagna mediamente 1.200 dollari. Se è un lavoratore migrante ne guadagna 400.
Con l’avvicinarsi della Festa di Primavera, quando ogni famiglia si riunisce per celebrare le antiche tradizioni, dal ventre della Cina fuoriesce un’umanità spesso dimenticata. “Si può dire che la Cina di oggi sia un Paese con enormi disparità, è come se ci muovessimo in una realtà fatta di luci sfavillanti e sfarzo da una parte e macerie e rovine dall’altra. Per dirla altrimenti, è come se fossimo seduti in un teatro bizzarro dove, contemporaneamente, vanno in scena una commedia su una metà del palco e una tragedia sull’altra”. Lo scrittore Yu Hua descrive molto bene in “La Cina in dieci parole” le sfumature di una parola semplice come “disparità” che diventa lo specchio dei mutamenti sociali.
I numeri dell’esodo
Per avere un’idea dei numeri del Chunyun, nella sola giornata di mercoledì 25 in tutta la Cina si sono spostate, secondo le stime riportate dalla China Central Television (Cctv, l’emittente televisiva nazionale) 83 milioni di persone. In 9,5 milioni hanno scelto il treno, il mezzo di trasporto più popolare per i ritorni a casa in occasione delle feste, e il flusso di passeggeri alla stazione principale di Pechino ha raggiunto il picco degli ultimi venti anni. Circa 58 milioni di persone prenderanno l’aereo, con un incremento del 10% rispetto all’anno scorso, per trascorrere all’estero un periodo di vacanza.
L’inizio dell’anno del Gallo rimarca un trend che già da tempo si sta affermando in Cina. In molti, nonostante il capodanno cinese sia il momento più importante di riunione con le famiglie, hanno deciso di passare altrove le festività. In media, i cinesi che hanno scelto di trascorrere le vacanze all’estero passeranno un periodo di 9,2 giorni al fuori dei confini della Cina. L’incremento dei viaggi all’estero è un riflesso dell’aumento della disponibilità economica delle famiglie abbienti: nel decennio compreso tra il 2006 e il 2015, è cresciuta del 165%, secondo i calcoli dell’Ufficio Nazionale di Statistica cinese, arrivando a quota 31.195 yuan, poco più di 4.500 dollari. La Cina è una fonte di turismo tra le più importanti al mondo e il flusso di turisti cinesi è incoraggiato anche da molti Paesi europei, che se li contendono: nel 2015, secondo i calcoli della World Tourism Organization, sono stati in 128 milioni a lasciare il Paese per una vacanza, spendendo per i loro viaggi un totale di 292 miliardi di dollari.
Il 'gallo' sveglia il turismo
- 58 milioni di cinesi vanno in vacanza all'estero
- 9,2 giorni la vacanza media
- La disponibilità economica è aumentata del 165% in dieci anni
- La spesa totale per i viaggi è 292 miliardi di dollari
Per chi sceglierà, invece, la tradizione, l’appuntamento è in famiglia, di fronte al piccolo schermo, per lo spettacolo più atteso dell’anno, il Gala di Capodanno. Trasmesso dalla China Cctv, il Gala è l’appuntamento rituale di ogni capodanno in famiglia ed è visto da circa settecento milioni di telespettatori, un successo di pubblico che lo decreta come il programma televisivo più seguito in Cina, ma anche il più criticato dai netizens più sgamati, che mal digeriscono i toni mielosi di alcuni sketch o l’apparizione di qualche discutibile divo del piccolo schermo.
Allarme smog
La preoccupazione per lo smog non abbandona Pechino, però, neppure sotto le feste. Mercoledì 25 le autorità locali avevano emesso un livello blu di allerta (il grado più basso della scala cromatica) ma a preoccupare l’amministrazione guidata dal nuovo sindaco, Cai Qi, sono soprattutto le polveri dei fuochi d’artificio. La municipalità ha chiesto ai funzionari di “dare l’esempio” e di non fare esplodere i fuochi d’artificio per salutare il nuovo anno. Per scoraggiarne l’uso tra la popolazione, ha diminuito il numero di stand che possono vendere i botti di capodanno: quest’anno sono 511, contro i 719 dello scorso anno, secondo quanto scrive il quotidiano China Daily, e nessuno di questi si trova nelle zone centrali della capitale cinese. L’esperimento non sembra, per ora, particolarmente riuscito: fin dal calare del sole, tra le cinque e le sei del pomeriggio, i fuochi d'artificio hanno colorato il cielo della capitale cinese e il rumore dei botti in lontananza, nelle ore che precedono la mezzanotte non sembra destinato a fermarsi.