Pechino - E' di 74 morti il bilancio del crollo di un'impalcatura di una torre di raffreddamento in una centrale energetica di Fengcheng, nella provincia orientale cinese del Jiangxi. I corpi di 68 delle 74 vittime sono stati identificati, e sono in grande parte giovani. Molti di loro erano nati dopo il 1980: il più giovane aveva 23 anni e il più anziano, 53. Il presidente cinese, Xi Jinping, ha chiesto alle autorità locali di aumentare gli sforzi per soccorrere il maggiore numero di persone e alle autorità inquirenti di "non trascurare alcuna traccia" nelle indagini sull'incidente, l'ultimo di una serie che ha coinvolto, nelle ultime settimane, varie realtà produttive in diverse parti del Paese. L'agenzia Xinhua ha dato conferma della morte di dodici persone, finora considerate disperse, dopo una esplosione in una fabbrica nella provincia orientale dello Anhui, l'8 novembre scorso. Altre tre persone sono rimaste ferite e sono tuttora ricevoerate. Il 2 novembre, invece, era stata confermata la morte di 33 lavoratori di un sito minerario nella provincia di Chongqing, nel sud-ovest del Paese.
Come emerso dalle prime indagini, le misure di sicurezza per i lavoratori non erano adeguate: la miniera aveva problemi di gestione, l'equipaggiamento era di qualità scadente e insufficiente e l'impianto di ventilazione era inadeguato. L'incidente di giovedì è avvenuto lo stesso giorno del processo all'ex capo dell'Amministrazione Statale per la Sicurezza sul Lavoro, Yang Dongliang. Il funzionario era stato licenziato il 26 agosto 2015, ed espulso dal Partito Comunista Cinese nell'ottobre dello scorso anno. Yang è ritenuto il responsabile ultimo della tragedia al porto di Tianjin del 12 agosto 2015, quando una violentissima esplosione a un magazzino di stoccaggio di materiali chimici aveva causato 173 morti e danni per centinaia di milioni di yuan agli stabili nel raggio di diversi chilometri dall'esplosione.
L'ex funzionario è stato accusato di avere ricevuto tangenti per un totale di 28,5 milioni di yuan (4,1 milioni di dollari) in tredici anni, dal 2002 al 2015, e di distrazione di fondi pubblici. Il caso aveva notevolmente imbarazzato le autorità di Pechino e rimane la più grande tragedia sul lavoro in tempi recenti avvenuta in Cina. A pagare per l'incidente, anche il capo della società di logistica che gestiva il centro di stoccaggio, la Ruihai Logistics International: Yu Xuewei, il presidente della società, è stato condannato il 9 novembre scorso alla pena di morte con sospensione, una condanna genericamente commutata in ergastolo dopo due anni dalla sentenza. Ad altri 48 imputati per la tragedia, tra funzionari politici e manager industriali, sono state inflitte pene minori.