di Davide Sarsini Novak
Ankara – In Turchia sono finiti in manette i vertici del partito filo-curdo Hdp, a partire dai due leader , il presidente Selahattin Demirtas, messo agli arresti domiciliari, e dal suo vice Figen Yuksekdag, fermato ad Ankara. Arrestati anche 10 deputati dell'Hdp in un’operazione che punta a colpire i presunti collegamenti con i guerriglieri del Partito dei lavoratori curdo (Pkk), il gruppo separatista curdo che viene considerata da Ankara come un'organizzazione terroristica.
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Gli arresti sono stati eseguiti nelle principali città dell'Anatolia orientale, la regione del Sud-est della Turchia a maggioranza curda. L'azione delle autorità ha provocato la dura ra reazione dei militanti dell'Hdp che hanno dato vita a manifestazioni e tentato l'assalto alla centrale di polizia dove i deputati sono detenuti.
L’HDP – L'Haklann Demokratik Partisi (Partito democratico dei Popoli, Hdp) è stato fondato nell'agosto 2012. Alle elezioni del 6 giugno 2015 era riuscito a sorpresa a superare l’altissima soglia di sbarramento del 10% e a conquistare 80 seggi, risultato poi confermato, nonostante una leggera flessione, nelle elezioni anticipate del novembre 2015 (11% e 59 seggi), che ne hanno sancito il ruolo di terza forza in Parlamento. L’Hdp ha 30.000 iscritti e si propone come una coalizione di sinistra (il modello è Syriza in Grecia) per la difesa dei diritti civili che punta ad allargare la base elettorale oltre la popolazione curda.
PERCHE’ E’ NEL MIRINO - Con gli arresti dei vertici Hdp, la lotta della Turchia al terrorismo colpisce il partito che, alle rivendicazioni dei curdi, aveva dato un volto presentabile e offerto un'alternativa politica alla guerriglia. Secondo l'agenzia di stampa turca Anadolu, l'ordine di arresto per i parlamentari sarebbe scattato per il rifiuto degli stessi parlamentari di testimoniare in un processo per eversione a loro carico in merito a dichiarazioni rilasciate durante una riunione a fine 2015, svoltasi a Diyarbakir, la più grande città curda del Paese. Demirtas è finito del mirino dopo una dichiarazione in cui era sembrato giustificare la lotta per l’autonomia dei curdi anche attraverso l’uso della forza. Il co-presidente, Figen Yüksekdag, aveva poi precisato che l’autonomia va intesa come modello di autogoverno da applicare a tutto il Paese, ma il governo ne ha approfittato per delegittimare l’intera agenda politica del partito filo curdo, pur senza dichiararlo fuorilegge.
LA FINE DELL’IMMUNITA’ - Il 22 maggio 2016 il Parlamento turco ha approvato un emendamento costituzionale, proposto dal partito di governo Akp del presidente Recep Tayyip Erdogan, che ha rimosso l'immunità parlamentare per i deputati dell'Hdp sotto inchiesta. La norma è stata votata a scrutinio segreto e approvata con 376 voti a favore, ottenendo il sostegno anche dell'opposizione nazionalista Mhp e di una ventina di deputati del socialdemocratico Chp. La rimozione dell'immunità riguarda almeno 138 parlamentari contro i quali sono state avviate 675 inchieste. Demirtas è quello con più procedimenti aperti a carico, ben 75.
IL SUD-EST E’ UNA POLVERIERA - Soltanto un mese e mezzo dopo le elezioni, il 20 luglio 2015, l’attacco kamikaze di un giovane curdo affiliato all’Isis uccise 32 attivisti curdi e ferì 100 persone nella città di Suruc, al confine turco-siriano, di fronte alla città di Kobane. L’attacco scatenò proteste tra i curdi contro Ankara e alcuni attentati di ritorsione del Pkk. La conseguenza è una rottura del cessate il fuoco tra il Pkk e governo turco che porta anche a una frattura tra i miliziani separatisti e l’Hdp he continua a sperare in una ripresa del negoziato di pace. Demirtas in un’intervista dell’agosto 2015: “Non importa da dove viene e che scopi vuole attuare, la violenza deve finire, i poliziotti uccisi dal PKK sono nostri figli”.
HDP E PKK – I militanti del Pkk sono accusati di alimentare la rivolta nelle regioni a maggioranza curda del Sud-est, con attacchi alla polizia e all’esercito e barricate nelle strade. Il PKK è diventato negli anni Ottanta il principale gruppo militare a combattere per la creazione di uno Stato per i curdi, la cui identità è stata repressa per decenni dalla Turchia. In trent’anni di guerriglia si stima che siano morti 40.000 curdi. Nel 2013 Abdullah Ocalan, il capo del Pkk attualmente incarcerato, aveva annunciato una tregua mai veramente digerita dai suoi uomini e ormai definitivamente saltata. Ora l’impressione è che il Pkk abbia scaricato l’Hdp, forse per frenare l’ascesa di Demirtas, presentato come un traditore della causa curda per la sua linea moderata. A differenza dell’Hdp che si propone come partito turco che va oltre le istanze dei soli curdi, il Pkk ha una prospettiva regionale che guarda anche alle aree a maggioranza curda in Iraq e soprattutto in Siria.
COSA PUO’ ACCADERE – L’indebolimento dell’Hdp potrebbe favorire un inasprimento del conflitto tra i curdi e Ankara: saltando l’unico possibile mediatore politico, il Pkk punterà a riaffermare la sua forza militare attraverso la guerriglia urbana sperando di costringere Ankara a trattare.