I Pirati non conquistano l'Islanda, vincono i conservatori
I Pirati non conquistano l'Islanda, vincono i conservatori
ADV
ADV
Il Partito dei Pirati era il grande favorito per vincere le elezioni nell'isola di appena 300.000 abitanti. Fondato nel novembre 2012, il partito riprende l'ideologia del Partito dei Pirati svedese fondato da Richard Falkvinge nel 2006 per promuovere una riforma del copyright su Internet. Nel frattempo sono nati Partiti dei Pirati in oltre 60 Paesi, per lo più europei, spesso attestati su posizioni euroscettiche. Il denominatore comune è che non ci sono affiliazioni politiche la richiesta di rafforzare la protezione dei diritti civili, a partire dalla libertà di espressione e dal diritto alle privacy.
I temi su cui batte il partito sono la domanda di trasparenza, la lotta alla corruzione, attacco frontale al sistema politico ed economico un tempo modello internazionale di trasparenza ma uscito distrutto dal crollo delle banche islandesi nel 2008 e dai Panama Papers con le rivelazioni sui conti offshore che ad aprile avevano portato alle dimissioni del precedente premier, Sigmundur Gunnlaugsson. Tra le loro proposte si sono quelle di una nuova Costituzione e di una "E-democrazia" che raccolga le proposte di legge direttamente dai cittadini attraverso il web: con il 2% di firme, ogni progetto verrebbe sottoposto al Parlamento. Tra le idee c'è anche quella di offrire asilo politico a Ewward Snowden, il "Whistleblower" del Datagate attualmente riparato in Russia.
In Islanda la crisi del 2008 portò al fallimento delle tre principali banche, la borsa nazionale perse il 97 per cento e il valore della corona islandese si dimezzò. Ora, anche grazie al grande aumento del turismo, il Paese si sta riprendendo: la crescita prevista per il 2016 è del 4,3 per cento, e la disoccupazione è poco sopra il 3 per cento. (AGI)
ADV