Parigi - In meno di mezzo secolo l'uomo ha spazzato via più della metà delle specie sevlatiche. E se il trend resterà questo, in tre anni ne spariranno altri due terzi. E' l'allarme lanciato da un gruppo di ricercatori di Wwf e della Società Zoologica di Londra, secondo cui dal 1970 al 2012 quasi tre quinti di tutti gli animali vertebrati -pesci, uccelli, anfibi, rettili e mammiferi- sono spariti dal pianeta, estinti a causa dalle attività umane. Un impressionante documento prevede che, sulla base dell'attuale tendenza, la popolazione globale di fauna selvatica potrebbe precipitare ulteriormente e ridursi di due terzi entro il 2020.
Non è un mistero il perchè di questa drammatica situazione: la popolazione umana in continua espansione- è più che raddoppiata dal 1960, ora è a 7,4 miliardi di persone- depreda, sovraffolla, avvelena il pianeta, e rende molto difficile, se non impossibile la convivenza con altre specie. La sparizione della fauna selvatica è -insieme al cambiamento climatico - il segno più evidente dell'Antropocene, l'era geologica in cui gli esseri umani dominano il pianeta. "Non siamo più un piccolo mondo su un grande pianeta. Siamo un grande mondo su un piccolo pianeta, e abbiamo raggiunto il punto di saturazione", scrive Johan Rockstrom, direttore esecutivo dello Stockholm Resilience Centre, nella prefazione alla ricerca.
"La fauna selvatica sta scomparendo a un ritmo senza precedenti", avverte il direttore generale di Wwf International, Marco Lambertini. "Stiamo assistendo a una regressione della vita sul pianeta, della quale siamo in parte responsabili. E' un fattore di rischio importante per tutti noi", avverte Pascal Canfin, direttore generale di Wwf Francia. "Se sparisce il capitale naturale, distruggiamo la nostra capacità di vivere sul pianeta a lungo termine". "L'umanità si sta mettendo essa stessa in pericolo", riassume il Wwf. Il rapporto precedente, pubblicato nel 2014, denunciava la sparizione del 52% della popolazione di vertebrati nel mondo tra il 1970 e il 2010. (AGI)