Caracas - La mediazione della Santa Sede non sembra aver alterato il corso negativo degli eventi in Venezuela dove il Parlamento, controllato dall'opposizione, ha votato per mettere sotto processo il presidente Nicolas Maduro. L'erede di Hugo Chavez era stato ricevuto ieri in Vaticano da Papa Francesco e nelle stesse ore il nunzio apostolico in Argentina aveva dato notizia di un incontro tra l'opposizione e i delegati di Maduro il 30 ottobre sulla isola Margarita per tentare di trovare una via d'uscita alla crisi. I rapporti tra Maduro e l'opposizione sono ai minimi termini da quando la scorsa settimana il presidente ha bloccato la procedura per la raccolta delle firme per il referendum per la sua destituzione.
Oggi l'Assemblea Nacional, con il solo voto contrario della minoranza 'chavista', ha deciso che martedì prossimo 1 novembre Maduro si dovrà presentare in aula. L'udienza, che sarà trasmessa in diretta tv, vedrà il presidente rispondere delle accuse di sospensione della costituzione. I chavisti hanno però ricordato che un tale procedimento di impeachment non è previsto dalla Costituzione e che la Corte Suprema ha sentenziato di non considerare valide le decisioni del Parlamento. Maduro è appena rientrato a Caracas da un tour internazionale nei principali Paesi Opec per concordare una politica di rilancio dei prezzi del petrolio ed ieri ha fatto tappa in Vaticano.
Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha accusato l'opposizione, che controlla la Assemblea Nacional e che stasera ha votato per il suo impeachment, di "golpe parlamentare". Questa la prima reazione dell'erede di Hugo Chavez (presidente del Venezuela fino alla morte nel 2013 e fondatore del socialismo neo-bolivariano) all'annuncio che il Parlamento ha votato per metterlo sotto processo. "Ho convocato per domani alle 11 (le 17 in Italia) un vertice al Consiglio di Difesa Nazionale di tutti i poteri pubblici venezueali per valutare il golpe parlamentare della Assemblea Nacional" ha dichiarato minaccioso Maduro I rapporti tra il presidente e l'opposizione sono ai minimi termini da quando la scorsa settimana la commissione elettorale, accusata dall'opposizione di essere uno strumento nelle mani di Maduro, ha dichiarato invalida la procedura che sarebbe dovuta iniziare domani per raccogliere le 4 milioni di firme necessarie per indire un referendum per la sua destituzione. Se anche la mediazione di Papa Francesco - ieri Maduro era stato a sorpresa in Vaticano - dovesse fallire, come al momento sembra, la situazione rischia di degenerare in una guerra civile. Nel 2014 violenti scontri causarono la morte di 43 persone. L'incomunicabilità tra le parti è totale. Peraltro la Corte Suprema, tra l'altro, anch'essa considerata strumento del presidente, ha dichiarato nulle le decisioni del Parlamento. (AGI)