Roma - In Iraq l'Italia prende parte alla coalizione multinazionale che include attualmente 63 Paesi e 3 organizzazioni internazionali. Il nostro Paese partecipa alla missione "Prima Parthica" contro l'Isis con circa 950 militari appartenenti a tutte le forze armate, impiegati nel task group "Personnel Recovery" a Erbil, nel Kurdistan iracheno, e nelle task force "Land", tra Erbil e Baghdad, e "Praesidium" a Mosul.
Nel il task group "Personnel Recovery" a Erbil, su specifica richiesta del Comando della coalizione, la Difesa italiana ha sostituito un'unità degli Usa nell'attività di recupero del personale civile e militare. Il dispositivo opera a favore di personale della Coalizione rimasto isolato sul terreno in aree potenzialmente ostili. La capacità operativa è assicurata da un "task group" composto da circa 130 militari e 8 elicotteri: 4 'NH90' da trasporto ed evacuazione e 4 'A129 Mangusta' per la scorta.
La task force "Praesidium" a Mosul è stata creata dopo che la ditta italiana Trevi si è aggiudicata i lavori di messa in sicurezza della diga di quella città, infrastruttura di rilievo strategico per l'Iraq e che approvvigiona di acqua centinaia di migliaia di abitanti nelle regioni circostanti. La task force è costituita da circa 500 uomini a protezione della diga e del personale della ditta italiana. Non è quindi una missione di combattimento e agisce in accordo con le autorità irachene. I primi uomini della task force "Praesidium" sono arrivati in aprile del 2016 per compiere ricognizioni ed attività tecnico-logistiche e l'immissione del contingente si concluderà entro questo mese di ottobre. Attualmente i militari presenti sono circa 470. Gli elicotteri "Mangusta" a supporto della task force in questi giorni stanno collaborando anche all'evacuazione dei feriti nell'offensiva scatenata per espugnare Mosul.
In Iraq la Forze Armate italiane svolgono anche attività di addestramento delle forze curde dei Peshmerga e di quelle irachene, principalmente a Erbil e a Baghdad. Ad Erbil in l'azione formativa viene svolta da personale dell'Esercito inquadrato nella task force "Land", costituita a gennaio 2015 e inserita nel "Kurdistan training coordination center" (Ktcc), il cui comando è attribuito alternativamente per un semestre all'Italia e alla Germania. Dall'8 giugno 2016 il Ktcc è a guida italiana ed ad esso contribuiscono nove nazioni, con propri addestratori: oltra all'Italia, la Gran Bretagna, la Germania, l'Olanda, la Finlanzia, la Niorvegia, l'Ungheria e la Slovenia. Nell'opera di addestramento l'Italia impiega al momento circa 200 militari, 120 dei quali istruttori. I corsi a favore dei Peshmerga comprendono: formazione basica di fanteria; addestramento all'uso del sistema controcarro Folgore, addestramento all'uso dei mortai e dell'artiglieria, corso per tiratori scelti (snipering), primo soccorso, counter IED.
A Baghdad e a Kirkuk sono inoltre presenti uomini delle Forze speciali (appartenenti a tutte le Forze Armate), che addestrano i militari iracheni dell'antiterrorismo "Counter terrorism service" (CTS), e le Forze speciali delle Forze di sicurezza curde. Dalla fine di giugno 2015 inoltre è attiva nella capitale irakena una task force dei Carabinieri di circa 90 unità con il compito di addestrare gli agenti della polizia federale irachena destinati ad operare nei territori liberati dall'Isis.
In Libia l'Italia ha dislocato 300 militari con la missione "Ippocrate" a difesa dell'ospedale civile di Misurata, su richiesta del governo libico di Serraj. Il contingente è composto da 65 medici e paramedici, in gran parte provenienti dall'ospedale militare romano del Celio, 135 addetti alla logistica e un centinaio di militari del 186esimo reggimento paracadutisti "Folgore", con compiti di difesa della base e scorta ai convogli. I parà utilizzano i mezzi superblindati "Lince". La base dell'operazione è nell'ex Accademia Aeronautica libica, dov'erano stati già inviati uomini delle forze speciali italiane, nello specifico un gruppo misto di incursori, per preparare il dispiegamento della missione "Ippocrate" e aprire un coordinamento con le autorità locali. Oltre all'Esercito è coinvolta la Marina Militare, che ha assicurato il trasporto con la nave da sbarco "San Marco". Un'altra nave da guerra, in grado di colpire anche bersagli nell'entroterra, incrocia al largo della costa libica mentre un aereo cargo C27-J dell'Aeronautica è disponibile in Italia per eventuali evacuazioni o trasporti di emergenza. (AGI)